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Hamas-Israele: il grido dei pacifisti: “Fermare subito la violenza”

Numerose Associazioni e movimenti per la pace operanti in Israele e Palestina lanciano un appello congiunto per chiedere la fine delle violenze e l'avvio del dialogo diplomatico

Associazioni e movimenti per la pace – tra cui la Comunità Papa Giovanni XXIII da anni impegnata in Palestina del Sud – lanciano un accorato appello per la fine immediata delle violenze e l’avvio del dialogo diplomatico, pur rimarcando con fermezza “l’ignobile brutalità” di Hamas.

Hamas-Israele: il grido dei pacifisti: “Fermare subito la violenza”

La condanna della “ignobile brutalità” di Hamas è netta. Così come la denuncia delle tragiche conseguenze sui civili palestinesi innocenti dell’assedio israeliano a Gaza. Associazioni e movimenti per la pace – da anni al lavoro per il dialogo e la cooperazione in Terra Santa – lanciano un accorato appello per la fine immediata delle violenze e l’avvìo di un percorso diplomatico. Quasi 40 sigle – per ora – tra cui Rete pace e disarmo, Acli, Anpi, AOI, Arci, Comunità Papa Giovanni XXIII, Beati i costruttori di Pace, Cisp, Cgil, CNCA, Focsiv, Fondazione Basso, Fondazione La Pira, Banca Etica, Archivio Disarmo, Legambiente, Libera, Mir, Movimento Nonviolento, Pax Christi, Pro Civitate, Tavola della Pace.

“Ci appelliamo al Consiglio di Sicurezza Onu affinché assuma la propria responsabilità di garante del diritto internazionale – è il cuore dell’appello – chiedendo l’immediato cessate il fuoco, il rilascio degli ostaggi, il rispetto del diritto umanitario, con l’impegno di convocare, con urgenza, una Conferenza di pace che applichi la formula dei ‘due Stati per i due popoli’“, per porre fine “all’occupazione Israeliana e alla resistenza armata Palestinese”.

L’appello ribadisce che “non vi è giustificazione alcuna per l’operato di Hamas. Neppure l’esasperazione del popolo palestinese, vittima da decenni dell’occupazione, della demolizione delle case, dell’espropriazione dei terreni e delle continue provocazioni delle frange radicali della destra israeliana e dei coloni può trovare una risposta nell’azione terroristica e militare”.

La società civile italiana chiede che “Hamas rilasci immediatamente gli ostaggi e cessi le ostilità per il bene del popolo palestinese. Israele non deve reagire con la sua potenza militare contro la popolazione della Striscia di Gaza o usare metodi di rappresaglia togliendo cibo, luce, acqua a una popolazione anch’essa ostaggio della violenza di Hamas”. Perché “solo con il rifiuto della guerra e della violenza possiamo tutti impegnarci per costruire giustizia, rispetto per i diritti di autodeterminazione delle due popolazioni, riparazione, convivenza, pace giusta e duratura”.

Un appello arriva anche da Flavio Lotti, presidente della Fondazione PerugiAssisi: “Basta stragi. Basta indifferenza. Alziamo la nostra voce per costruire un argine al ‘disumanesimo’. C’è solo una cosa che ci può salvare: si chiama ‘pace tra i nemici’. L’Italia prenda l’iniziativa per fermare il massacro. Diciamolo forte e chiaro: Israele e Palestina, due Stati per due Popoli. Stessa dignità, stessi diritti, stessa sicurezza”.

Interviene anche Aoi, l’Associazione delle Ong Italiane, che “condanna l’attacco terroristico di Hamas” e invita Europa e comunità internazionale “a metter fine all’attuale immobilismo per indurre Israele a cessare la distruzione di Gaza”. Secondo Aoi “l’equazione Gaza = Hamas è inaccettabile e contraria ad ogni norma del diritto internazionale: avvalora una vendetta collettiva su una popolazione inerme. Politica e media hanno troppo spesso promosso una narrazione che ha bollato il popolo palestinese come terrorista, anche quando le legittime proteste per le continue violazioni dei diritti umani e civili si sono svolte in maniera non violenta”. Piuttosto “i bacini di odio vanno svuotati e non alimentati, perché è in questo mare oscuro che prosperano i fondamentalismi”. E conclude: “Militarismi, segregazioni, arresti arbitrari, esecuzioni sommarie non hanno garantito ad Israele la sicurezza. Solo una pace vera che riconosca i diritti di entrambi i popoli può ricostruire la sicurezza”.

Per il Movimento Nonviolento “la via d’uscita è nelle mani di chi romperà la spirale di odio, rifiutando la logica perversa omicida e suicida della guerra. Solo i civili israeliani e palestinesi che sceglieranno la via della nonviolenza, dell’agire comune per la pace, potranno ridare speranza al futuro di Israele e Palestina. La reazione militare a un’azione militare finirà in un bagno di sangue. Questa deriva cancella ragioni e torti e rende tutti ostaggi della violenza”. Per il Movimento Nonviolento “la società civile di Israele è ostaggio della politica estremista, nazionalista, militarista del governo di Netanyahu. La società civile di Palestina è ostaggio della politica estremista, razzista, militarista delle milizie di Hamas. Gli aggrediti di oggi sono gli aggressori di ieri. Gli aggressori di oggi saranno gli aggrediti di domani. Il peggior nemico della Palestina è il terrorismo disumano di Hamas. Il peggior nemico di Israele è l’apartheid contro i palestinesi”.

Anche Save the Children denuncia l’insostenibile situazione dei minori. “Almeno 78 i bambini uccisi a Gaza, ancora non confermato il numero di bambini uccisi in Israele A Gaza rase al suolo abitazioni di famiglie, danneggiate almeno tre scuole e un ospedale. Tutte le scuole in Israele e a Gaza sono chiuse. Tutto rafforza i timori di un tributo psicologico senza precedenti”.

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