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Garlatti (AGIA): “Giustizia riparativa: uno strumento importante anche per le vittime e la società”

L'approfondimento di Interris.it all'Autorità Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza, Carla Garlatti, sulla proposta AGIA di applicare la giustizia riparativa ai minori che delinquono, anche in caso di reati gravi

“La giustizia riparativa deve essere la risposta prioritaria da dare ai ragazzi quando sbagliano, anche in maniera grave”. Così a Interris.it l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza (AGIA), Carla Garlatti, alla quale abbiamo chiesto un approfondimento in merito alla proposta dell’Autorità Garante dell’applicazione della giustizia riparativa ai minori che delinquono.

Giovedì mattina AGIA ha infatti presentato a Roma i risultati dell’indagine nazionale “La giustizia riparativa in ambito penale minorile”, condotta in collaborazione con il Ministero della giustizia e l’Istituto degli innocenti. All’evento, durante il quale sono state riportate numerose testimonianze raccolte nell’indagine, ha partecipato tra gli altri anche il Capo dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, Antonio Sangermano.

“La giustizia riparativa – spiega l’Autorità Garante Carla Garlatti – è una forma diversa di giustizia che non si sostituisce alla giustizia tradizionale; quest’ultima continua a fare il soccorso. Questo significa che la giustizia riparativa non si sovrappone al processo – se questo dovesse essere in corso – ma che si affianca ad esso. Non viene in nessun modo svalutata la richiesta di giustizia della vittima, anche in caso di reati gravi”.

Foto: Unsplash

“La specificità della giustizia riparativa è che vi è la possibilità per chi ha commesso il reato di incontrarsi e confrontarsi con la vittima stessa, quando questa è disponibile. Inoltre, in alcuni casi, c’è la possibilità di allargare questo incontro alla famiglia e alla collettività, laddove il tipo di reato sia tale da coinvolgere direttamente anche queste figure”.

“Questo momento di incontro è importante sia per chi ha commesso il reato, sia per la vittima stessa”, prosegue Garlatti. “Per chi ha commesso il reato perché lo mette nelle condizioni di capire quello che ha fatto, per comprendere che non solo ha violato una norma, ma che ha concretamente fatto del male a qualcuno, vale a dire quella persona in carne ed ossa che ha di fronte in quel momento e che lo sta guardando negli occhi. Ha così un’acquisizione di consapevolezza che lo aiuta a superare quell’indifferenza rispetto al male che ha compiuto, spesso da dietro uno schermo o nascosto da un alias falso”.

“La giustizia riparativa ha inoltre il grande merito di accendere un faro sulla vittima che spesso rappresenta ‘la grande dimenticata’- prosegue la Garante -. Il processo penale minorile non prevede infatti la possibilità da parte della vittima di costituirsi parte civile. Perché dunque dovrebbe incontrarsi con chi le ha fatto del male? Per far ascoltare la propria voce, per sentirsi capita, vedere che il suo ‘carnefice’ ha compreso di aver sbagliato e magari per ricevere delle scuse. Tutto questo la aiuta a ricominciare a vivere, a superare il trauma, a riallacciare i fili della propria esistenza con maggior serenità”.

“L’incontro ha inoltre un’importante ricaduta sociale positiva su tutta la collettività: poiché quando c’è consapevolezza dell’errore, difficilmente quel reato verrà commesso di nuovo. La giustizia riparativa è dunque uno strumento essenziale per prevenirne la reiterazione“.

“Per tali motivi – sintetizza Garlatti – la giustizia riparativa dovrebbe essere la risposta prioritaria da dare ai ragazzi quando sbagliano, anche in maniera grave. Come Autorità Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza, auspichiamo che la possibilità di usufruire di tale percorso non venga preclusa a prescindere. E’ però evidente che, benché applicabile sempre, sia particolarmente adatto per alcune specifiche tipologie di reato”.

“Ad esempio, ai tanti casi di bullismo o cyberbullismo, dove chi commette il reato spesso non ha piena consapevolezza del male che certe frasi possono produrre nella psiche delle vittime. Ferite che potrebbero indurre la persona in uno stato di sofferenza tale da farle meditare di compiere atti autolesionistici o gesti estremi, come riportano purtroppo frequentemente le cronache. Concludo ricordando che la giustizia riparativa è un percorso ‘tagliato su misura’ valutando caso per caso e che necessita di un’adesione volontaria di ambo le parti che può essere ritirata in ogni momento al fine di salvaguardare il benessere di tutti. E che, con le opportune cautele, può essere molto utile anche nelle situazioni più complesse”.

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