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Galiandro (Caritas Assisi): “Cosa possiamo imparare dall’immensa tragedia del terremoto in Turchia e Siria”

“Il terremoto in Turchia e Siria dello scorso 6 febbraio che ha provocato almeno 41mila morti, decine di migliaia di feriti e milioni di sfollati è una tragedia immensa. Il dolore sempre ci disorienta e ci scuote nell’intimo, richiamandoci a rinsaldare la nostra fede in un Dio che, lungi dall’essere assente, è con noi nell’ora della prova e non ci lascia mai soli”. Sono le parole per Interris.it della dottoressa Rossana Galiandro, direttore della Caritas diocesana di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino dal giugno del 2019.

La colletta nazionale CEI – Caritas

La Caritas Italiana, insieme alla CEI, ha organizzato una colletta nazionale che si terrà in tutte le chiese italiane domenica 26 marzo per venire incontro ai bisogni delle popolazioni terremotate.

Quale stimolo può scaturire da tale tragedia nella quotidianità delle nostre case?

“In vista della colletta nazionale, come Caritas Assisi ci uniamo alle preghiere del mondo intero per tutti coloro che hanno perso le loro case, i loro affetti e le loro vite in maniera così drammatica e improvvisa. Da parte nostra, lo stimolo è ad impegnarci sempre più in prima linea per la cura del creato, che lancia segnali di grande sofferenza, per scelte di vita improntate alla giustizia sociale, all’equità, all’inclusione e al bene comune”.

Tornando in Italia, in cosa è impegnata Caritas Assisi in questo periodo?

“La Caritas di Assisi è impegnata su più fronti. Mentre proseguiamo le attività di accoglienza e integrazione di numerosi fratelli giunti nella nostra diocesi attraverso i Corridoi Umanitari della Cei attivati dal 2018, abbiamo allargato i nostri spazi e aperto le porte a tanti cittadini ucraini in fuga da un terribile e assurdo conflitto. Si tratta principalmente di donne e bambini di cui ci stiamo prendendo cura grazie alla generosità di tanti volontari laici e delle famiglie religiose che rappresentano una grande ricchezza del nostro territorio. Allo stesso tempo viviamo una grande preoccupazione per le difficoltà umane, spirituali e materiali che gli ultimi tempi ci hanno lasciato in eredità”.

Quali sono le difficoltà principali che le famiglie stanno vivendo?

“Tutti siamo consapevoli di essere ancora in una fase di emergenza a causa del rincaro delle bollette, dell’aumento dei provvedimenti di sfratto per morosità, delle diverse situazioni di disagio che fanno moltiplicare le richieste di aiuto da parte delle famiglie del nostro territorio. Abbiamo attivato un coordinamento con tutti i centri di ascolto e le Caritas parrocchiali della diocesi, attraverso il quale cerchiamo di provvedere alle difficoltà più impellenti, sia dal punto di vista economico, sia dei beni materiali”.

L’emporio solidale della Caritas Assisi “7 ceste”

In che maniera praticamente venite incontro alle esigenze di famiglie e singoli cittadini?

“Un ruolo importantissimo è svolto dagli Empori solidali diocesani che, come accaduto persino nel tempo più buio della pandemia, rimangono punto di riferimento prezioso per chiunque abbia bisogno di una mano tesa. Siamo consapevoli tuttavia che la Caritas, come organizzazione e ufficio pastorale, non può far fronte a tutte le situazioni di povertà, ed ecco che il progetto diocesano di Rinnovamento delle parrocchie con le piccole comunità (Comunità Maria Famiglie del Vangelo) diventa fondamentale in questo tempo per la sua attenzione particolare alla carità”.

Qual è la missio della Caritas diocesana assisana?

“La Caritas diocesana di Assisi sente forte il mandato ad essere non tanto delegataria’ della carità, ma sempre più animatrice della carità diffusa, affidata ai singoli e soprattutto alle piccole comunità. La carità organizzata certamente risponde ad un bisogno immediato, ma è importante costruire relazioni. La carità non va organizzata ma condivisa. Papa Francesco ci spinge ad osare oltre la solidarietà facendo della fraternità il nuovo principio regolatore del vivere. E’ importante partire dal basso, dall’uno a uno, da relazioni di vera prossimità: solo se consideriamo chi versa nella privazione quale membro della nostra stessa famiglia, amico e fratello, possiamo davvero condividere il poco che abbiamo e trasformarlo in riserva di vita e di felicità”.

Milena Castigli: