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Fine vita, Fadda: “Una legge che contraddice alla radice la vocazione della medicina”

Il presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, Matteo Fadda, spiega che la legge sul fine vita non è la risposta adeguata che la nostra società dovrebbe dare a chi chiede aiuto

La legge sul fine vita approvata dalla Regione Toscana non è la risposta adeguata che la nostra società dovrebbe dare a chi chiede aiuto. Dalla nostra esperienza al fianco degli ultimi sappiamo che la sofferenza spesso non è data tanto dalla fragilità o dalla malattia, anche terminale, quanto dalla solitudine che si crea a causa di questa“.
E’ quanto dichiara Matteo Fadda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, in merito alla legge regionale approvata dal Consiglio regionale toscano che stabilisce le condizioni per accedere alla procedura del suicidio medicalmente assistito.

Questa legge contraddice alla radice la vocazione della medicina – continua Fadda –. Assecondare la disperazione della persona sofferente che la porta a porre termine alla propria vita, invece di mettere a disposizione tutte le risorse disponibili, comprese le cure palliative, per accompagnare chi si trova in estrema sofferenza, è una sconfitta per tutti”.

“Nelle nostre case famiglia accogliamo persone in condizioni di estrema fragilità. – conclude Fadda – Spesso dietro al desiderio di morte c’è una richiesta di aiuto. Sentirsi accolti, amati, riconoscersi importanti, consente di recuperare il valore della propria vita anche nelle situazioni più disperate”.

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