Successo di pubblico ieri alla presentazione del libro dell’archivista Massimo Bonifazi “Inventario dell’Archivio storico del Capitolo della Collegiata di San Nicolò di Fabriano (1167-1963)”. Un lavoro che ha ripercorso quasi 880 anni di storia locale (796, per l’esattezza…) e che ha richiesto mesi di riordino e catalogazione.
La presentazione del corposo volume – che include anche dei bellissimi cabrei – è stata fatta presso l’Oratorio Carlo Acutis della Parrocchia di san Nicolò di Fabriano alla presenza di numerose autorità cittadine.
Erano seduti al tavolo della presentazione, oltre al professor Bonifazi, anche l’Assessore alla Cultura Regione Marche, avvocato Chiara Biondi; l’Assessore alla Bellezza del Comune di Fabriano, dottoressa Maura Nataloni; e mons. Tonino Lasconi quale delegato del vescovo di Fabriano-Matelica, mons. Francesco Massara.
In prima fila, tra gli ospiti, erano presenti: il Prefetto di Ancona, il dott. Darco Pellos, che è intervenuto per un saluto; la sindaca di Fabriano, Daniela Ghergo, che ha a sua volta portato un breve saluto; il commissario capo della Polizia di Fabriano, Angelo Sebastianelli; il capitano dei Carabinieri, Mirco Marcucci; e don Aldo Buonaiuto, parroco di San Nicolò di Fabriano.
Il saluto delle autorità intervenute alla presentazione
Ha introdotto i lavori proprio il padrone di casa, don Buonaiuto, che ha salutato e ringraziato i presenti. “Ringrazio tutti i presenti, le autorità militari e civili intervenute. Ringrazio la Diocesi e la sovrintendenza che hanno appoggiato questo progetto. Saluto e ringrazio in particolar modo il dottor Bonifazi, autore del libro sul quale ha lavorato da 2017 al 2019. Tre anni di lavoro intenso che hanno portato alla realizzazione di questo volume. Una bellissima opera e un dono per la nostra parrocchia collegiata”.
“Ringrazio dell’invito don Aldo per questo che è un evento di altissimo livello culturale. Un libro che riscopre le tradizioni antiche di queste terre comprese nella Collegiata di San Nicolò”, il saluto del Prefetto Darco Pellos.
“Anche io ringrazio don Aldo per l’invito e saluto tutti i presenti intervenuti. Ringrazio inoltre il professor Bonifazi del meticoloso lavoro svolto su migliaia di documenti d’archivio che sono parte della storia di Fabriano. Un’occasione di crescita culturale della nostra città e della Diocesi”, il saluto della sindaca Daniela Ghergo.
“Porto l’apprezzamento del Vescovo, mons. Francesco Massara, all’imponente lavoro di archiviazione fatto dal professor Bonifazi e il personale incoraggiamento del Vescovo a continuare su questa strada”. Così mons. Tonino Lasconi alla presentazione del volume. “Anche io mi allineo al vescovo nell’incoraggiare il professore a continuare in un’opera tanto meritoria come quella del riordino degli archivi della Diocesi. Dai quali è possibile riportare in vita la storia della diocesi”.
“Ringrazio tutti i presenti, don Aldo per l’ospitalità e sua eccellenza mons. Massara per il contributo che ha dato alla realizzazione dell’opera. Un ringraziamento speciale al professor Bonifazi”, ha esordito la dottoressa Maura Nataloni, Assessore alla Bellezza del Comune di Fabriano. “Il suo lavoro davvero impegnativo dà un importante contributo al tessuto culturale di questa città. Inoltre, questo archivio diocesano si integra a quello istituzione del comune che insieme possono far ricostruire con precisione la storia della nostra città. Ho potuto scorrere il testo che l’ho trovato estremamente elegante anche nella forma grafica nonché ricchissimo di documenti: oltre 1340 diversificati per tipologia, annotati in modo rigoroso e scientifico. La loro lettura, pur richiedendo delle competenze, restituisce una ricchezza di informazioni del territorio che vanta una valenza non solo giuridica – qual è la materia principale trattata nelle carte – ma specificatamente culturale. Questo archivio non è un cartiglio polveroso, ma vivo. Espressione della quotidianità e dell’evoluzione della vita della città nell’arco dei secoli. Quello che siamo oggi affonda le radici nella nostra storia, tradizioni e valori. Il volume ha dunque una valenza culturale che ci avvicina a quello che sarà il nostro futuro: quello che faremo come singoli cittadini e come popolo è infatti l’esito di quello che siamo stati”, ha concluso la dottoressa Nataloni.
“Il professor Bonifazi ha fatto un lavoro encomiabile”, ha esordito l’Assessore alla Cultura Regione Marche, Chiara Biondi. “Voglio solo aggiungere un aspetto in più alla ricca riflessione della dottoressa Nataloni. Pensiamo cioè al lavoro minuzioso dei tanti parroci della collegiata di San Nicolò che nei secoli hanno prodotto i documenti anche di natura giuridica e commerciale, oltre che demografica riportando nascite, matrimoni e decessi. Se oggi abbiamo tra le mani quest’opera così ricca è anche grazie a loro”, ha concluso l’avvocato Biondi.
L’intervento del professor Bonifazi
“Voglio ringraziare la Diocesi di Fabriano – Matelica che mi ha permesso di coronare un sogno: di poter annoverare tra le mie pubblicazioni il sesto inventario. Non è una cosa scontata: svolgo il lavoro di archivista dal 2000 e in questi 22 anni ho lavorato su una cinquantina di archivi, sia ecclesiastici, sia privati, sia pubblici. Ma i lavori che sono stati pubblicati, perché di notevole interesse, sono sei. Questo sottolinea la ricchezza e l’interesse culturale che riveste ‘L’inventario dell’archivio storico del capitolo della collegiata di san Nicolò di Fabriano'”.
“Un archivio non ordinato è solo un ammasso di carte silenti. Da quelle stesse carte, una volta ordinate, studiate e catalogate possiamo recuperare una massa enorme di informazioni sulla vita quotidiana del capitolo della collegiata e dunque delle persone del tempo che gravitavano intorno a san Nicolò. Come fossero piccole foto del tempo. Un ricco e vastissimo patrimonio di dati e notizie – anche curiose – ora fruibili agli studiosi per approfondire la storia locale e nazionale”.
“Alcuni potrebbero chiedersi l’utilità dell’archiviazione di documenti vecchi di secoli. Certamente un archivio storico non è un luogo fruibile o facilmente vivibile come un museo o una biblioteca. Eppure è altrettanto importante“, prosegue Bonifazi.
“Due sono le riflessioni che mi sorgono sull’utilità dell’opera dell’archivista. In primis, se è vero che molti non hanno mai visitato un archivio storico, al contempo il lavoro di archiviazione è quotidiano. Lo facciamo con i nostri libri o con i cd musicali o i documenti, le bollette e i referti medici che abbiamo in casa. Dunque: tutti noi siamo creatori e conservatori di archivi, pur non sapendolo. Questo evidenzia come il lavoro di archivista sia di per sé essenziale nella vita delle persone”.
“Seconda riflessione. Apparentemente, un archivio è un insieme ordinato di dati asettici, freddi, senza anima che servono agli storici per ricostruire gli eventi. Non è realmente così. L’archivio è invece una cassa di risonanza delle vicende umane e dei sentimenti che vengono dal passato, provati dalle persone e poi riportati fedelmente bianco su nero da varie fonti. Per esempio, nell’archivio della Diocesi di Cagli ho riordinato i documenti della Confraternita della Buona Morte. Già dal nome si intuisce trattarsi di un sodalizio che assisteva i condannati a morte. Siamo nel 1600 e la condanna capitale era ancora in vigore anche nello Stato Pontificio”.
“In una di queste carte, si legge il verbale dell’ultima notte prima dell’esecuzione di un 22enne che si era macchiato di omicidio e che era stato condannato dal Vescovo all’esecuzione. Nelle carte, il segretario verbalizza minuziosamente oltre ai tragici eventi anche lo stato d’animo del condannato prima dell’esecuzione. Si legge del volto corrugato dalla paura che si distende solo per qualche minuto durante il sonno; poi il ragazzo si risveglia e si ricorda che sta per morire e dunque i denti si digrignano e ripiomba nell’ansia e nel dolore. Poi, nel cuore della notte. giunge il vescovo per la benedizione. Non più come giudice ma come padre: e l’abbraccia e piangono insieme. Una scenda profondamente toccante”.
“Le carte dunque non sono morte, ma restituiscono al lettore momenti di vita vera, in tutta la loro intensità o tragedia. Hanno un effetto catartico in chi li legge anche se questo avviene secoli dopo la loro stesura. In sintesi, gli archivi non sono sterili elenchi di dati, ma sono la voce della storia che fu”.