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Demaio (IDOS): “Accoglienza migranti, il Lazio tra criticità e sfide”

“Il XIX Osservatorio sulle migrazioni a Roma e nel Lazio, curato dal Centro Studi e Ricerche IDOS e dall’Istituto di Studi Politici “S. Pio V” ha offerto un quadro fatto di chiaroscuri. Infatti, nonostante il discorso sui flussi migratori spesso si concentri sull’emergenza, i numeri ufficiali dei residenti stranieri e della popolazione stabilmente presente nel Lazio mostrano una situazione relativamente stabile rispetto agli scorsi anni”. E’ l’analisi a Interrris.it della dottoressa Ginevra Demaio, Ricercatrice sociale senior presso il Centro Studi e Ricerche Idos sulle sfide che la Regione Lazio deve affrontare per migliorare l’accoglienza e l’integrazione dei migranti.

Il numero di permessi rilasciati alla popolazione Ucraina

“Il numero di residenti stranieri è aumentato del 2,6%, raggiungendo circa 640.000 persone (esattamente 634.045) mentre i titolari di permesso di soggiorno sono cresciuti del 6,9%. arrivando a oltre 400.000 (421.703). Tuttavia, l’incremento dei nuovi permessi di soggiorno, 41.760, evidenzia che il 40,7% (17.010) è stato rilasciato per motivi di asilo e protezione umanitaria. E’ importante evidenziare che l’83,7% dei nuovi permessi di asilo/protezione sono stati riconosciuti a profughi ucraini (14.235 persone). Questo significa che a tutte le persone di diversa nazionalità da quella Ucraina è stato destinato solo il 16,3%, (2.772) dei nuovi permessi. Il rapporto evidenzia dunque questa forte disparità di trattamento tra ucraini e non ucraini”.

La dottoressa Ginevra Demaio. Credit: Idos

Demaio: “Le criticità del sistema di accoglienza nel Lazio”

“Il rapporto evidenzia anche le criticità del sistema di accoglienza, che sono molteplici. Il sistema di accoglienza nel Lazio è stato progressivamente smantellato a favore dell’utilizzo dei Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS)  rispetto a quelli ordinari. I CAS coprono il 66,8% dei posti disponibili mentre solo il 33,2% è nel Sistema Accoglienza Integrazione (SAI).
Nei CAS, dove confluisce la maggior parte delle persone, sono stati tolti purtroppo tutti i servizi di inserimento e di integrazione: quindi non si tengono i corsi di italiano, non è prevista la presenza di mediatori, né ci sono psicologi. Sono delle grandi zone recintate dove la gente semplicemente aspetta e si lascia vivere, ma dove mancano tutti quei supporti che costruiscono il percorso di integrazione”.

Costi per l’accoglienza lievitati

“Quando queste persone escono dai Cas, non hanno avuto occasione di studiare l’italiano, di conoscere il territorio intorno, le leggi e la cultura italiane, né i servizi che offre la Regione. Non hanno la capacità di inserirsi in maniera progressivamente più autonoma e proficua, nonostante lo Stato spenda dei soldi per l’accoglienza. Infatti, l’affidamento diretto di queste strutture – spesso sovraffollate – a organizzazioni profit ha causato un aumento significativo della spesa, passata dai 16 milioni di euro nel 2020 agli oltre 83 milioni di euro nei primi otto mesi del 2023″.

Inserimento lavorativo troppo a rilento

“Anche l’inserimento lavorativo dei migranti presenta problemi significativi. La procedura di regolarizzazione del 2020 è in grave ritardo, con il 45% delle domande ancora da esaminare, e i decreti Flussi non sono stati modificati per migliorare l’efficacia, con solo il 28% dei nulla osta convertiti in permessi di soggiorno. Questa situazione crea le condizioni per nuovi irregolari, poiché i migranti iniziano a lavorare senza un contratto di soggiorno regolare”.

Il welfare del Terzo Settore

“Tra gli aspetti positivi evidenziati dal Rapporto: le associazioni e il Terzo Settore svolgono un ruolo cruciale nell’integrazione dei migranti, collaborando con enti locali, ASL e scuole per promuovere percorsi di integrazione. Queste iniziative – conclude Demaio – rappresentano una politica dal basso cerca di offrire supporto e servizi essenziali ai migranti colmando le lacune del sistema accoglienza”.

Milena Castigli

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