Si sono verificati disturbi neurologici sempre meno frequenti e risolti spesso anche in tempi brevi, nelle ondate pandemiche successive alla prima.
Covid: disturbi neurologici meno frequenti in varie ondate
Si sono verificati disturbi neurologici sempre meno frequenti e risolti spesso anche in tempi brevi, nelle ondate pandemiche successive alla prima. Questi gli esiti dello studio Neuro-Covid Italy, promosso dalla Società Italiana di Neurologia (Sin), recentemente pubblicato su Neurology. I disturbi neurologici associati all’infezione da Covid, chiamati neuro-Covid, sono tra gli aspetti più controversi e meno compresi della pandemia. Si tratta di sintomi e malattie diverse – dall’encefalopatia acuta (grave stato confusionale, con disorientamento e allucinazioni) fino all’ictus ischemico, l’emorragia cerebrale, le difficoltà di concentrazione e memoria, la cefalea cronica, la riduzione dell’olfatto e del gusto, alcune forme di epilessia e di infiammazione dei nervi periferici.
Il progetto Neuro-Covid Italy ha coinvolto 38 unità operative di Neurologia in Italia e nella Repubblica di San Marino e 160 neurologi ed è stato coordinato dal professor Carlo Ferrarese, direttore della Clinica Neurologica dell’Università di Milano-Bicocca presso la Fondazione Irccs San Gerardo dei Tintori di Monza. Lo studio è durato da marzo 2020 fino a giugno 2021, con un follow-up fino a dicembre 2021. Circa 2000 pazienti sono stati seguiti per almeno 6 mesi dopo la diagnosi.
“Un primo dato importante – specifica Simone Beretta, primo autore dello studio – è che i disturbi neuro-Covid sono diventati gradualmente meno frequenti ad ogni successiva ondata pandemica, passando da circa l’8% della prima ondata a circa il 3% della terza. La ragione più probabile sembra legata alle varianti del virus, che lo hanno reso meno pericoloso per il sistema nervoso. Con Omicron e l’uso dei vaccini, la situazione è andata ulteriormente migliorando e i disturbi neuro-Covid sono ora diventati molto rari“. “In oltre il 60% dei pazienti – aggiunge poi Ferrarese – c’è stata una risoluzione completa dei sintomi neurologici oppure la persistenza di sintomi lievi, che non impediscono le attività della vita quotidiana. Questa percentuale arriva a oltre il 70% tra i 18 e i 64 anni”.
“Non bisogna però dimenticare che – conclude – in circa il 30% dei pazienti, i sintomi neurologici sono durati oltre i 6 mesi dall’infezione. Questo è vero soprattutto per quanto riguarda i pazienti con ictus associato all’infezione da Covid. Ma anche per i disturbi cognitivi, della concentrazione e della memoria, la risoluzione dei sintomi è stata molto più lenta rispetto ad altre condizioni neurologiche”.
Fonte: Ansa