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Con le scarpe di Paolo verso il cielo

Scarpe

Foto di Serhat Beyazkaya su Unsplash

In ricordo di Paolo…

Mi spiace terminare questo anno nella tristezza ma la vita per alcune persone è veramente dura e credo faccia bene parlare di miseria a chi ha tanto, forse troppo. Oggi mi sono recato al Sì di Via Piave che è il mio negozio di generi alimentari e l’addetto alla macelleria, Gianluca, mi ha chiesto: “Italo , hai saputo di Paolo ?”.
“No”.
“È morto il giorno di Natale. Lo hanno trovato in casa che era già morto”.

La storia di Paolo

Paolo era un uomo di 67 anni che tutti i giorni, da alcuni anni, sostava davanti al negozio, in attesa che qualcuno gli desse qualche monetina. Con me aveva confidenza. Ai più non chiedeva nulla. Chi voleva gli lasciava la moneta utilizzata per ritirare il carrello e lui gli portava la spesa fino al bagagliaio dell’auto. L’ultima volta che l’ho visto è stato prima di Natale. Mi ha chiesto un paio di scarpe pesanti. Quelle che indossava erano due numeri più grandi del suo. Gli ho detto che le avrei cercate tra le mie ma non ho fatto in tempo a trovarle e a donargliele.

Un legame particolare

Non è un bel periodo per me ed una infiammazione al nervo sciatico mi limita nei movimenti: non me la sono sentita a scendere in cantina a cercarle. Oggi ne sento il rimorso. Mi ha colpito la tristezza che si respirava nel supermercato. I dipendenti ed i Clienti si domandavano come fosse morto Paolo. Alcuni lo hanno domandato a me, forse perché si erano accorti dello strano legame nato con lui. Potrei stare in pace con la mia coscienza per averlo aiutato spesso ma non è così. Quelle scarpe che mi aveva chiesto non gliele ho date. Mi sono venute in mente le parole del Vangelo: “Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito?”. Ma egli risponderà: “In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me”.

Scarpe dimenticate

Quante scarpe marciscono nelle nostre cantine? Quante coperte o o giacche nei nostri armadi? Una volta gli regalai un paio di Church’s che mi stavano strette. E l’ho visto accanto all’ingresso che indossava un piumino della Tood’s strappato e ricucito, ma nessuno se ne poteva accorgere, e le mie scarpe. Scherzai con lui: “Paolo ma chi ti aiuterà vestito con tanta eleganza?”.

Il bisogno delle parole

Paolo aveva bisogno di parlare. Ma quando si va a fare la spesa abbiamo tutti fretta. E neanche guardiamo le persone che incontriamo. Quanto starei a parlare con lui… Se lo potessi rivedere in quel supermarket che oggi sembrava vuoto… Se ne era venuto via, Paolo, dal Kosovo a cercare fortuna in Italia. Ed era finito davanti ad un supermercato. Ora cercheremo con alcuni amici di farlo tornare a casa, nella patria che amava e per la quale – mi diceva – aveva combattuto.

Addio Paolo. Spero di rivederti un giorno. Tu non avrai più bisogno del mio aiuto. Ed io spero di non aver bisogno del tuo…

Italo D'Angelo: