In Brasile, dove il governo Lula non ha la maggioranza al Congresso, la plenaria della Camera dei deputati ha detto il primo sì al disegno di legge che modifica il sistema di delimitazione delle terre indigene nel Paese, il cosiddetto ‘Marco temporal’.
Brasile: sì a legge che sottrae terre ai nativi, proteste nel Paese
La norma, che limita la demarcazione dei terreni a quelli che erano già occupati dai popoli nativi prima dell’entrata in vigore della Costituzione del 1988, rischia di impedire alle popolazioni indigene il diritto ad ottenere titoli di proprietà fondiaria, e va nell’interesse dell’agrobusiness.
“Un genocidio legislativo”, secondo la ministra per i Popoli nativi, Sonia Guajajara, “un’ingiustizia inaccettabile” per la responsabile dell’Ambiente, Marina Silva, mentre gli indigeni si sono mobilitati un po’ in tutto il Paese, con tensioni nello stato di San Paolo, dove la polizia militare ha utilizzato lacrimogeni e cannoni ad acqua contro i membri della comunità Guarani del Pico do Jaraguá, che bloccavano l’autostrada dei Banderantes in segno di protesta. Il testo ha ricevuto il via libera con 283 voti favorevoli e 155 contrari, con un’astensione, e ora passerà all’esame del Senato. Ma anche il Tribunale superiore federale si esprimerà sul merito.
Secondo il testo approvato, occorre confermare che i terreni tradizionalmente occupati erano, al tempo stesso, stabilmente abitati, adibiti ad attività produttive e necessari alla conservazione delle risorse ambientali e alla riproduzione fisica e culturale alla data di promulgazione della Costituzione. Se la comunità indigena non si trovava in un determinato territorio prima di tale data, indipendentemente dal motivo, l’area non sarà riconosciuta come tradizionalmente occupata.
E la norma autorizza anche la messa a dimora di coltivazioni transgeniche; vieta l’ampliamento di aree già delimitate; determina che i processi di delimitazione non ancora conclusi debbano essere soggetti alle nuove regole; e annulla le demarcazioni non in linea con il dettato della legge.
“Resisteremo, prenderemo posizione e se cercheranno di riappropriarsi di qualsiasi terra indigena, dovranno prima ammazzarci. Il territorio è tutto quello che abbiamo”, ha dichiarato Thiago Karai Djekupe, leader dei Jaraguá, tra le comunità mobilitate, ad Agenzia Brasil. Intanto l’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani in Sud America ha emesso un avviso chiedendo alle autorità brasiliane di adottare “misure urgenti a favore di queste popolazioni, in conformità con gli standard internazionali sui diritti umani”. Secondo l’agenzia, iniziative come quella del Congresso nazionale, “mettono a rischio la protezione delle popolazioni indigene del Paese”. Anche l’organizzazione internazionale Human Rights Watch ha espresso grande preoccupazione per il voto, invitando il Congresso brasiliano a respingere un disegno di legge “che adotta un termine arbitrario per il riconoscimento delle terre indigene”. Mentre la Fondazione nazionale per i popoli indigeni (Funai) ha organizzato una veglia di protesta.
Fonte: Ansa