Una grossa frana è caduta nella notte in una miniera di giada nel nord della Birmania, investendo i minatori che vi lavoravano. Almeno 70 persone risultano disperse e di una è stata confermata la morte, riporta Ansa.
Alle ricerche stanno partecipando circa 200 soccorritori, alcuni a bordo di barche per cercare di recuperare corpi da un lago. “Tra le 70 e le 100 persone sono disperse in una frana avvenuta alle 4″ nel sito di Hpakant, nello stato di Kachin, affermano i soccorritori. “Abbiamo mandato 25 feriti in ospedale e abbiamo trovato un morto”, aggiungono le fonti.
In Birmania (o Myanmar) – Stato asiatico il cui governo è stato interessato da un colpo di stato nel febbraio scorso da parte dei militari – decine di minatori muoiono ogni anno lavorando in condizioni pericolose nelle cave di giada, un’industria opaca e poco regolamentata. Le frane sono frequenti in questa regione povera e di difficile accesso, che sembra un paesaggio lunare da quanto è stata modificata da grandi gruppi minerari senza alcun riguardo per l’ambiente.
Il pericolo delle miniere dismesse
A seguito di una moratoria nel 2016, molte grandi miniere hanno chiuso e non sono più monitorate, consentendo il ritorno di molti minatori indipendenti. Provenienti da comunità etniche svantaggiate, queste ultime operano quasi clandestinamente in siti abbandonati dagli escavatori. Le forti piogge monsoniche hanno causato il peggior disastro del suo genere nel 2020, con 300 minatori sepolti dopo una frana nel massiccio di Hpakant, il cuore di questa industria, vicino al confine cinese.
La Birmania trae notevoli entrate dalla massiccia presenza nel suo sottosuolo della verde pietra preziosa, la giada, particolarmente apprezzata in Cina. Il colpo di Stato di febbraio ha distrutto ogni possibilità di garantire la riforma del settore avviata sotto Aung San Suu Kyi, secondo l’organismo di sorveglianza Global Witness in un rapporto pubblicato nel 2021.