Armi. Foto di Frankie Lu su Unsplash
Gli Stati Uniti venderanno armi a Taiwan per 360 milioni di dollari per “contribuire a migliorare la sicurezza dell’isola”. La vendita, destinata ad alimentare le proteste della Cina, include i ‘mini-missili’ munizioni antiuomo e anti-armatura. “Taiwan non si piegherà alle pressioni della Cina”, ha commentato il presidente dell’isola.
Gli Stati Uniti hanno dato il via libera alla vendita di armi a Taiwan per 360 milioni di dollari, tra mini-missili e droni. L’Agenzia per la cooperazione e la sicurezza della difesa del Pentagono, ha riferito che l’operazione “contribuirà a migliorare la sicurezza dell’isola e aiuterà a mantenere la stabilità politica, l’equilibrio militare e il progresso economico nella regione”. La vendita, destinata ad alimentare le proteste della Cina, include i ‘mini-missili’ munizioni antiuomo e anti-armatura Switchblade 300 e le relative attrezzature” da 60,2 milioni di dollari, e droni Altius 600M-V da 300 milioni, ha precisato l’agenzia.
Taiwan “non si piegherà” alle pressioni della Cina. Lo ha detto il presidente dell’isola, Lai Ching-te durante una conferenza stampa nella quale ha tracciato il bilancio del suo primo mese in carica. “Oltre alla forza militare, loro (il governo cinese, ndr) hanno impiegato sempre maggiori metodi di coercizione per costringere Taiwan alla sottomissione – ha sottolineato -. Tuttavia, Taiwan non si piegherà alla pressione”.
Lai ha affermato che il popolo di Taiwan “ama la pace”, aggiungendo che “la pace deve fare affidamento sulla forza, vale a dire evitare la guerra preparandosi alla guerra per raggiungere la pace. Le promesse vuote non sono la vera pace”. La politica nazionale della Cina è di annettere Taiwan, ha aggiunto Lai: “oltre all’uso della forza, negli ultimi anni hanno usato anche misure coercitive non tradizionali per costringere Taiwan a soccombere, ma Taiwan non si arrenderà”. Taipei ha individuato tali mezzi coercitivi nella prevenzione della partecipazione di Taiwan a organismi ed eventi internazionali, nel divieto o nei dazi a carico di alcune esportazioni verso la Cina e le tattiche della “zona grigia” come il volo dei palloncini aerostatici sull’isola. Lai ha ripetutamente offerto colloqui con la Cina senza successo, essendo considerato da Pechino un “pericoloso separatista”. L’ex medico con studi negli Usa ha ribadito che solo il popolo di Taiwan “può decidere del proprio futuro” e che i due lati dello Stretto di Taiwan “non sono subordinati l’uno all’altro”, cosa che, ha rimarcato nell’incontro con i media, è il consenso della società dell’isola.
Fonte: Ansa
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