Si è conclusa a Palazzo Della Valle, a Roma, la premiazione dei vincitori della VII edizione del bando “Coltiviamo Agricoltura Sociale”, realizzato da Confagricoltura, Senior L’età della Saggezza Onlus e Reale Foundation, in collaborazione con la Rete Fattorie Sociali e l’Università di Roma Tor Vergata. Tre i progetti vincitori. Alla premiazione ha partecipato anche il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (MASAF), Francesco Lollobrigida.
Lollobrigida: “Valorizzare l’agricoltura sociale”
“Il MASAF – ha rimarcato il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida – lavora per valorizzare l’agricoltura sociale e per sostenere i più fragili, giovani, donne e diversamente abili che, in questo modo, possano essere protagonisti di un modello virtuoso. La visione comunitaria e l’implementazione della naturale voglia di donarsi dell’uomo sono fattori da riscoprire e ringrazio Confagricoltura e le imprese associate per aver puntato sulla coesione sociale”.
“In questo modo – ha aggiunto Lollobrigida – si può raggiungere l’obiettivo sano di creare ricchezza per poi redistribuirla. Il modello Italia, infatti, deve vedere un grande sostegno alle aziende per riscoprire, nel sistema economico nazionale, le potenzialità dell’agricoltura, che per troppo tempo è stata considerata un’attività di secondo piano. Il Governo è intervenuto anche per contrastare l’aumento dei prezzi, stanziando 500 milioni di euro per garantire un aiuto economico ai più deboli che assicuri prezzi al dettaglio calmierati”.
“Un’iniziativa che abbiamo fortemente voluto e che ci riempie di orgoglio – ha affermato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – perché dimostra come l’agricoltura non sia solo il settore primario, ma sia anche capace di intraprendere strade innovative, di riscatto sociale e di welfare per le fasce più fragili della popolazione. Senza perdere la propria dimensione economica e imprenditoriale, le aziende che praticano agricoltura sociale sottolineano la dimensione etica d’impresa. Un’intuizione che continua a dare i suoi frutti e un esempio di sostenibilità da imitare”.
L’agricoltura sociale in Italia
Crescono le aziende agricole che svolgono, oltre al regolare impegno legato alla coltivazione della terra e all’allevamento, attività sociali perfettamente integrate: +250% in otto anni (fonte: ISMEA 2020).
L’agricoltura sociale è praticata dal 12,5% del totale delle imprese agricole; le attività più diffuse sono le fattorie didattiche e l’inserimento lavorativo di persone fragili (Rapporto Agricoltura100, Reale Mutua – Confagricoltura, 2022). Oltre la metà fattura tra 50mila e 1 milione di euro; solo il 12% supera il milione. La maggior parte si trova nel Nord Italia (41%), il 38% nel Sud (isole comprese) e il 21% nel Centro (CREA).
I progetti vincitori
Ad aggiudicarsi l’edizione 2022 di “Coltiviamo agricoltura sociale” con 40.000 euro e una borsa di studio ciascuno per il “Master di Agricoltura Sociale” presso l’Università di Roma Tor Vergata, sono stati i progetti:
– Parco Archeologico di Pompei, storia di una rinascita – azienda agricola Di Landro Francesco (Napoli – Salerno)
– Fili d’Erba – Azienda Agricola La Fattoria di Bubi e Mimi (Cuneo)
– L’Orto Terapeutico di Lu – Azienda Agricola Mirai (Cagliari).
Il premio speciale di 20.000 euro, inserito a favore delle cooperative sociali che si occupano della gestione e riqualificazione del verde pubblico, è andato a “Giardino in Movimento” – Cooperativa Sociale Agricola Pane e Signore, di Genova.
Il progetto “Parco Archeologico di Pompei, storia di una rinascita”
Un mondo perduto che rinasce grazie ai giovani ed al sociale e lo fa in nome dell’agricoltura e dell’archeologia, spingendo il territorio verso il rispetto e la tutela dell’ambiente. L’idea è dell’imprenditore agricolo Francesco Di Landro, operatore e innovatore del settore, con esperienze a livello nazionale e internazionale, che guida, in qualità di capofila, un partenariato pubblico-privato con il Parco Archeologico di Pompei e la cooperativa sociale Il Tulipano.
Così, proprio grazie a questa partnership, nelle aree verdi che circondano l’area archeologica della città antica 2000 anni e patrimonio dell’umanità, e in quelle del Polverificio borbonico di Scafati, attraverso l’agricoltura, si promuove l’inclusione di giovani emarginati con bassa scolarità e disabilità, operando sul capitale umano con l’obiettivo di valorizzare le risorse di ciascun individuo nei contesti di vita ordinari, con particolare attenzione ai bambini, agli adolescenti, ai giovani e adulti con disturbo dello spettro autistico e/o disabilità cognitiva.
L’intervista a Giovanni Minucci
Interris.it ha intervistato il dottor Giovanni Minucci, Coordinatore de “Il Tulipano Cooperativa Sociale” di Napoli (uno dei tre vincitori del bando di Confartigianato) sull’importanza dell’agricoltura sociale nella società e per l’inclusione e l’indipendenza delle persone con disabilità cognitive.
Quando nasce la cooperativa sociale Il Tulipano?
“La Cooperativa Sociale ‘Il Tulipano’ nasce nel 2007 a Napoli per realizzare servizi ed attività autism friendly per persone con disturbo dello spettro autistico e/o con disabilità cognitiva improntate alla valorizzazione delle risorse di ciascun partecipante nei contesti di vita ordinari”.
Qual è l’importanza dell’agricoltura sociale per la società?
“L’agricoltura sociale rappresenta un’importante opportunità di sviluppo territoriale a beneficio delle comunità locali ovvero delle persone che riscoprono la natura e l’ambiente come occasione di valorizzazione della propria identità sociale e personale, ciascuno con le proprie abilità e potenzialità, favorendo la formazione di identità adulte e di cittadinanza attiva”.
Quali sono i benefici per i soggetti con disabilità cognitive?
“L’agricoltura sociale è fonte di benessere psico fisico e di apprendimento di nuove competenze da poter esperire nel rispetto dei tempi di lavoro e delle abilità di tutti – nessuno escluso – sulla base dei propri funzionamenti e che vengono favorite proprio dall’ambiente naturale. Diviene opportunità concreta di inserimento lavorativo e fonte economica per la realizzazione di un progetto di vita indipendente. Con essa si passa dall’essere persone ‘in cura’ a persone che, nel prendersi cura delle varie attività produttive, riscoprono e realizzano se stesse”.