Tensioni in aumento nelle acque intorno alla Cina. Sabato e domenica Cina e Filippine si sono scambiate accuse per lo scontro tra le loro unità navali – civili e della guardia costiera – in una parte contesa del mar Cinese meridionale. Manila ha così convocato l’ambasciatore cinese per chiarimenti.
Manila convoca l’ambasciatore cinese su scontri acque contese
Le Filippine hanno convocato l’ambasciatore cinese a Manila in risposta al fine settimana ad alta tensione nelle acque contese del mar Cinese meridionale, dove la guardia costiera di Pechino è tornata ad usare i cannoni ad acqua almeno otto volte contro unità navali filippine. A seguito dei fatti accaduti, “sono state presentate proteste diplomatiche ed è stato convocato anche l’ambasciatore cinese”, ha riferito la portavoce del ministero degli Esteri Teresita Daza.
I video diffusi dalla guardia costiera filippina sugli scontri in mare hanno mostrato le navi cinesi impegnate a sparare con i cannoni ad acqua almeno otto volte contro le imbarcazioni filippine durante due distinte missioni di rifornimento sulle barriere coralline, avvenute sabato e domenica scorsi. Nel dettaglio, c’è stata anche una collisione tra imbarcazioni filippine e cinesi, ed entrambi i Paesi si sono scambiati accuse incrociate sulla responsabilità dell’incidente.
Le rivendicazioni della Cina
Gli scontri alle secche di Scarborough e di Second Thomas sono stati i più intensi degli ultimi anni, nel pieno degli sforzi di Pechino e Manila di far valere le loro rivendicazioni territoriali marittime. Pechino rivendica circa il 90% dell’intero mar Cinese meridionale, comprese le acque e le isole vicino alle coste dei Paesi vicini, ignorando la sentenza del 2016 della Corte permanente di arbitrato che ha rigettato le sue pretese sia dal punto di vista legale sia storico. Tuttavia, nel corso degli ultimi anni, atolli e secche sono stati trasformati in isole artificiali per ospitare installazioni militari cinesi di vario tipo.
Fonte: Ansa