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30° anniversario della Strage dei Georgofili: i familiari delle vittime chiedono verità

Nella notte tra il 26 e il 27 maggio 1993 un furgone esplose in via dei Georgofili, a Firenze, accanto alla Galleria degli Uffizi uccidendo 5 persone

Nella notte tra il 26 e il 27 maggio 1993 un furgone Fiat Fiorino imbottito di 277 chili di tritolo esplose in via dei Georgofili, a Firenze, accanto alla Galleria degli Uffizi. La strage uccise 5 persone: i coniugi Fabrizio Nencioni (39 anni) e Angela Fiume (31 anni), le loro figlie Nadia (9 anni) e Caterina (appena 50 giorni di vita) e lo studente Dario Capolicchio (22 anni).

L’attentato voluto da Cosa Nostra fa parte dell’epoca stragista che provocò la morte di 21 persone, tra cui i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Nel 2002 per la strage la Cassazione confermò 15 ergastoli tra cui quelli di Bernardo Provenzano – morto l’11 aprile 2006 – e Matteo Messina Denaro, arrestato lo scorso 16 gennaio.

Strage Georgofili, familiari vittime “Approfondire la verità”

“Il nostro impegno non è per una mera memoria, ma per una lotta affinché non si ripetano le condizioni e le circostanze in cui è avvenuta la strage dei Georgofili. Per quanto siano stati perseguiti e condannati i mafiosi, noi riteniamo che ci sia ancora da approfondire la verità e la verità serve proprio perché non si ripetano certe situazioni. Vogliamo contribuire al fatto che la comunità civile crei un argine nei confronti della criminalità organizzata”. Lo ha detto Daniele Gabrielli, testimone oculare della strage a Firenze e membro dell’Associazione dei familiari delle vittime, in occasione dell’evento per i 30 anni dell’attentato. “Ci rendiamo conto che la legalità si conserva con i comportamenti individuali – ha aggiunto -. Ai ragazzi chiediamo sempre di coinvolgere i loro genitori, e di impegnarsi nei comportamenti individuali perché il fatto che non ci siano più stragi non significa che la mafia non sia presente, anche in maniera penetrante, accanto a noi”.

Ros: “La cattura di Messina Denaro ha saldato in parte il debito delle stragi”

Il 16 gennaio abbiamo assicurato alla giustizia l’ultimo dei latitanti stragisti corleonesi, lo Stato non poteva accettare che ci fosse ancora Matteo Messina Denaro libero. Quindi abbiamo in parte saldato il debito che avevamo nei confronti della collettività, delle vittime e dei familiari che continuano ancora oggi a soffrire. Le indagini non finisco perché purtroppo il fenomeno non è stato sconfitto”. Lo ha detto il colonnello dei Ros dei Carabinieri, Lucio Arcidiacono, che il 16 gennaio scorso, in una clinica di Palermo, ha catturato Matteo Messina Denaro. Arcidiacono ha partecipato all’iniziativa della Regione Toscana a Firenze in occasione dei 30 anni dalla strage di via dei Georgofili avvenuta il 27 maggio 1993. Per Arcidiacono “è chiusa la stagione corleonese, ma è necessario non abbassare l’attenzione perché è importantissimo continuare a lavorare e a svolgere il nostro lavoro e ovviamente non abbiamo solo noi questa capacità, non possiamo solo noi contrastare il fenomeno, bisogna che tutte le istituzioni facciano la loro parte affinché questo fenomeno sia debellato in maniera definitiva”.

Fonte: Ansa

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