“La Chiesa vive un desiderio inesauribile di offrire misericordia, frutto dell’aver sperimentato l’infinita misericordia del Padre e la sua forza diffusiva”. Bisogna considerare questa convinzione di papa Francesco, che emerge bene nell’esortazione apostolica Evangeli Gaudium, per comprendere perché egli abbia voluto indire un Anno Santo straordinario, come ben spiega nella Bolla di Indizione Misericordiae vultus dove ne delinea le finalità. Anno giubilare che inizia, com’è noto, l’8 dicembre solennità dell’Immacolata Concezione, con l’apertura della Porta Santa nella Basilica di San Pietro e si chiude il 20 Novembre 2016, Solennità di Gesù Cristo Signore dell’Universo.
All’interno di queste due date si sviluppa un calendario di celebrazioni e differenti eventi. Va subito detto che il Giubileo della Misericordia sarà altra cosa rispetto al Grande Giubileo dell’Anno 2000; del resto ogni confronto appare privo di senso perché gli anni giubilari si connotano per caratteristiche e finalità proprie. E così, il prossimo si potrà viverlo sia a Roma che nelle Chiese locali, con un’attenzione speciale alla vita delle singole comunità diocesane e alle loro esigenze, in modo che le iniziative non siano un sovrapporsi al calendario, ma complementari.
Interessante è poi il fatto che per la prima volta nella storia dei Giubilei, viene offerta la possibilità di aprire la Porta Santa – Porta della Misericordia – in ogni singola diocesi, in particolare nella Cattedrale, in una chiesa significativa o in un Santuario di particolare importanza per i pellegrini. Un anno giubilare dunque, diverso dai precedenti anche perché non si riallaccia a un evento, a un anniversario, ma potrebbe dirsi un Giubileo “tematico”. L’invito alla misericordia, che lo caratterizza, spinge i credenti nel cuore del messaggio evangelico e richiama con vigore la Chiesa alla sua missione prioritaria di essere segno e testimonianza della misericordia in tutti gli aspetti della sua vita pastorale. E neppure va taciuta la valenza dialogica che pone in luce il richiamo di papa Francesco all’Ebraismo e all’Islam per ritrovare la via del dialogo e del superamento delle difficoltà che tutti quotidianamente costatiamo.
Viviamo infatti un’epoca di gravi conflitti, dense nubi si accalcano all’orizzonte della storia e un senso di smarrimento domina nelle coscienze della gente. Si avverte un forte desiderio di sicurezza e di pace, ma è possibile trovarla lontano da Dio? I Missionari della Misericordia, ai quali il Papa darà il mandato il Mercoledì delle Ceneri durante la celebrazione in San Pietro, dovranno essere messaggeri e testimoni della pacificazione del cuore che ha origine dall’abbraccio misericordioso del Padre celeste. Questi Missionari – chiede il pontefice – dovranno essere sacerdoti pazienti, capaci di comprendere i limiti degli uomini, sempre pronti ad esprimere l’afflato del buon Pastore, nella loro predicazione e nella confessione. Misericordiosi come il Padre, è il tema e il logo del Giubileo. E’ un invito a tutti i credenti a vivere sull’esempio del Padre che chiede di non giudicare e di non condannare, ma di perdonare e di donare amore, avendo sempre dinanzi agli occhi la figura tenera e salda del Buon Pastore che si fa carico delle sofferenze e dei drammi dell’umanità.
La convinzione che anima papa Bergoglio è che il tema della Misericordia stimoli le comunità a un risveglio della fede, indispensabile condizione per quella nuova evangelizzazione e conversione pastorale di cui ampiamente tratta nella sua prima esortazione apostolica. Scrive infatti nella Bolla d’indizione del Giubileo: “In questo Anno Giubilare la Chiesa si faccia eco della Parola di Dio che risuona forte e convincente come una parola e un gesto di perdono, di sostegno, di aiuto, di amore. Non si stanchi mai di offrire misericordia e sia sempre paziente nel confortare e perdonare”.