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Perché il sacerdozio è nato il Giovedì Santo

Questo è il mio corpo che è per voi“. E dopo aver lavato i piedi Gesù aggiunge: “vi ho dato l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi“. In queste due frasi si situa la natura e il senso del sacerdozio che Gesù ha istituito in quella che noi chiamiamo “l'ultima cena” e che, forse, potremmo anche chiamare la “Prima Messa” di Gesù. “Questo è il mio corpo che è per voi“. Una frase che si riferisce innanzitutto all'Eucarestia. “Questo il mio corpo che è dato per voi“, parole che riguardano anche il sacerdote, il cui corpo, il cui celibato, la cui sessualità, sono donate per un obiettivo più alto, più santo: Dio e i fratelli. Il corpo del Sacerdote, interamente donato a Cristo, è la riprova più commovente della presenza reale di Gesù nell'Eucarestia. Il corpo del Sacerdote, celibe-casto come il corpo terreno di Cristo, è certamente il modo più emblematico per immedesimarsi nel sacrificio di Cristo, racchiuso nel pane consacrato. Eucarestia e sacerdozio sono inscindibili. L'uomo non separi ciò che Dio ha congiunto in modo così incredibilmente sublime!

Ma San Paolo precisa: Gesù disse “questo è il mio corponella notte in cui veniva tradito“. Nel gruppo dei Sacerdoti che circondano Gesù in quella prima Messa della storia ci sono anche Pietro, Tommaso e Giuda. Il primo rinnega, il secondo tentenna nella fede, il terzo tradisce. Gesù ha accettato che quella sera ci fossero anche loro, perché sapeva che ci sarebbero stati altri sacerdoti che avrebbero rinnegato, tentennato nella fede, tradito. Forse a questo aspetto dovremo pensare un po' di più, soprattutto quando i media – con sadico compiacimento – raccontano di rinnegamenti, sbandamenti, o addirittura esecrabili tradimenti. Dopo aver lavato i piedi, Gesù aggiunge: “vi ho dato l'esempio perché come ho fatto io facciate anche voi“. Il corpo del Sacerdote, totalmente donato a Cristo, totalmente unito a Lui nell'Eucaristia, si apre inevitabilmente al servizio dei fratelli. Un servizio che si traduce nel chinarsi e lavare. Il corpo del sacerdote si china e lava i piedi non soltanto il Giovedì Santo, nella coreografia emozionante della liturgia. Il corpo del sacerdote si china e lava i piedi dei fratelli quando rimuove le paure, quando corregge gli errori, rettifica le insicurezze e – nel sacramento della confessione – cancella la sporcizia del peccato. Anche quando si occupa dei poveri, dei migranti e dei non cristiani, il Sacerdote si china a lavare i piedi. In questi casi, il suo non è solo un gesto di premura umanitaria, ma rientra nella sua chiamata: lavare i corpi dei fratelli, perché essi possano accedere al Corpo Santissimo del Cristo nell'Eucaristia. La Caritas, come il Sacerdozio, è nata il Giovedì Santo. Perché il fine ultimo della vita del prete, sia che celebri, sia che operi la carità, è sempre lo stesso: che il suo corpo divenga richiamo al Corpo Santissimo di Cristo nell'Eucarestia. Lo attesta pure la triplice etimologia del suo nome: Sacerdote, ovvero Sacer-dicatum: uomo dedito al sacro; Sacra-dans: uomo che dona le cose sante; Sacrum-faciens: uomo che rende sacro tutto ciò a cui mette mano.

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