Accorato appello del Papa per una scienza al servizio dell’uomo. Francesco riceve l’ordine dei medici e rilancia il dialogo fra fede e ragione. Papa Francesco ha ricevuto oggi in udienza la federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri. Per il Pontefice curare vuol dire rispettare il dono della vita dall’inizio fino alla fine, quindi le cure mediche devono rispettare la dignità e l’integrità fisica e psichica delle persone.
Le insidie odierne
“La medicina, per definizione, è servizio alla vita umana, e come tale essa comporta un essenziale e irrinunciabile riferimento alla persona nella sua integrità spirituale e materiale, nella sua dimensione individuale e sociale: la medicina a servizio dell’uomo, di tutto l’uomo, di ogni uomo – raccomanda Francesco ai camici bianchi -. Occorre sempre ricordare che la malattia, oggetto delle vostre preoccupazioni, è più di un fatto clinico, medicalmente circoscrivibile. Il Pontefice mette in guardia dalle “insidie a cui è esposta la medicina odierna”. E avverte: “E’ sempre la condizione di una persona, il malato, ed è con questa visione integralmente umana che i medici sono chiamati a rapportarsi al paziente: considerando perciò la sua singolarità di persona che ha una malattia, e non solo il caso di quale malattia ha quel paziente”.
Il rapporto umano
I medici sono tenuti a “possedere, insieme alla dovuta competenza tecnico-professionale, un codice di valori e di significati con cui dare senso alla malattia e al proprio lavoro e fare di ogni singolo caso clinico un incontro umano, per meglio individuare i cambiamenti utili a interpretare le necessità delle persone e per offrire loro, insieme con le competenze professionali, anche un buon rapporto umano”. Sabina Vennarini, radiologa, radioterapista, oncologa pediatrica e dirigente medico al Centro Protonterapia di Trento, una struttura altamente specializzata nella cura dei tumori, svolge anche attività di ricerca in ambito clinico, preclinico, spaziale, dei sensori e delle infrastrutture. “Scienza e etica vanno coniugate nel nostro lavoro quotidiano in laboratorio e a contatto con i pazienti – afferma a In Terris -. Si avverte chiaramente dalle sue parole la vicinanza e la sollecitudine di Papa Francesco per la centralità del malato, indicando a noi medici la necessità di unire la professionalità alla capacità di collaborazione e al rigore etico”.
L’utilità dei comitati etici
La scienza, aggiunge la scienziata Vennarini, “ha bisogno in alcune circostanze di spingersi in spazi extra-etici, ma abbiamo gli strumenti per evitare pericolose derive”. Infatti, “quando c’è la necessità di spingersi oltre la prassi comune e al di là di ciò che è già stato praticato, siamo tenuti giustamente a fare riferimento a un comitato etico: è un passaggio obbligatorio per noi ricercatori clinici prima di spingerci oltre”. E ciò vale “sia quando sperimentiamo un farmaco o una terapia sia quando applichiamo un’innovativa linea di cura: siamo legati ad un processo, il nostro riferimento obbligato è far riferimento ad un comitato etico”, specifica Vennarini, in prima linea negli esperimenti sulle applicazioni delle radiazioni ionizzanti in ambito radioterapico.