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L'Immacolata tra fede e devozione

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Piena di grazia”. È con questo nome, “il più bello con il quale Dio stesso ha chiamato Maria sin dall’eternità”, come lo definì Benedetto XVI, che la Chiesa ricorda oggi l’Immacolata, ovvero la dottrina secondo la quale la Madre di Gesù non è stata toccata dal peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento. Definito come dogma di fede da Papa Pio IX l'8 dicembre del 1854, tramite la bolla papale Ineffabilis Deus, la tradizione cristiana già dal II secolo d.C. considerava Maria santa e priva di peccato.  

È necessario, tuttavia, ricordare che questa verità di fede non è chiaramente espressa nella Sacra Scrittura, bensì trova il suo fondamento in un ragionamento teologico: era necessario che la Madre del Signore fosse priva del peccato originale per accogliere l’incarnazione di Dio. Nel corso dei secoli questa mancanza esplicita di chiarezza scritturale ha dato origine a svariati e vivaci dibattiti tra i teologi cattolici, tanto che si vennero a creare due correnti di pensiero: secondo il primo, Maria era “immacolata” fin dal concepimento; l’altro, considerava la Madonna concepita col peccato originale e poi redenta.

Il fondamento biblico

Ma se l’Immacolata Concezione di Maria non ha un fondamento biblico in senso stretto, esso si può trovare nella Tradizione della Chiesa. Ad una più profonda lettura della Genesi, dunque, possiamo notare che il testo presenta Eva come prefigurazione di Maria: “Io porrò inimicizia tra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno” (cfr. Gen 3,15)”. Non è un caso che Michelangelo Buonarroti, negli affreschi decorativi della Cappella Sistina, raffiguri Eva, sulla volta, e Maria, nel Giudizio Universale, con lo stesso volto. Nel Nuove Testamento, invece, è il Vangelo secondo Luca a gettare le basi del dogma. Nella scena dell’Annunciazione, l’arcangelo Gabriele saluta la Vergine chiamandola “Piena di grazia”; pochi versetti più avanti, Elisabetta le dice: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo”. 

Dai Padri della Chiesa a Pio IX

Come per la Scrittura, anche nei testi dei Padri della Chiesa non ci sono espliciti riferimenti all'Immacolata Concezione della Vergine, anche se fin dalle origini del cristianesimo tutti i credenti erano convinti che Maria fosse santa perché “immune” dal peccato. Infatti, per i Padri Orientali la Madonna è Παναγία (Panaghía), ovvero la “tutta santa”. In Occidente, la dottrina sull'Immacolata trova le sue origini nelle predicazioni di Pelagio e di Giuliano di Eclano. Tuttavia le loro formulazioni non erano in armonia con il resto della dottrina cristiana. Quello di Maria veniva visto come un caso di “auto-salvezza”, sganciata del tutto dall'azione redentrice di Cristo. Sarà Sant'Agostino a “correggere” questo errore. Il vescovo di Tagaste, pur volendo mantenere Maria lontana quando parla di peccato, non può ammettere alcuna salvezza al di fuori di Cristo. Pascasio Radberto è il primo ad affermare che Maria è esente da ogni peccato. Ma il primo vero teologo dell'Immacolata è Eadmero, discepolo di Sant’Anselmo di Canterbury, secondo cui Dio “poteva, voleva e fece” Maria immacolata nonostante sia nata nella natura umana. Eadmero parla di “redenzione anticipata” e non di “redenzione preservativa”, concetto elaborato in forma completa dal francescano Giovanni Duns Scoto agli inizi del XIV secolo. Per Scoto, l’Immacolata Concezione non è un’eccezione alla redenzione di Cristo, ma un “caso di perfetta e più efficace azione salvifica dell'unico mediatore. Maria fu preservata dal peccato da Cristo. Ella è, in realtà, il caso più perfetto di salvezza operata da Cristo”. 

La fede popolare

Prima ancora dei teologi, furono i fedeli, le persone comuni, ad anticipare la riflessione sul dogma dell’Immacolata. Anche Sant’Agostino sembra essere influenzato dalla pietà popolare nel correggere Pelagio. Ad esempio, nel De natura et gratia, Agostino riferisce un'espressione di un teologo, tale Giuliano di Eclano, che affermava: “La pietà impone di riconoscere Maria senza peccato”. Nel 1435, durante il Concilio di Basilea, il canonico Giovanni di Romiroy si appella alla devozione popolare per indurre i padri conciliari a porre fine alla controversia su questo tema. Secondo il prelato, il popolo cristiano si “scandalizza” e si “offende” quando sente affermare che Maria è stata macchiata dalla colpa originale. Nel corso della storia, la fede e la devozione popolare si confermano a favore dell’Immacolata Concezione, nonostante numerosi teologi sembrano opporsi. Nel XVII secolo, Melchior Cano rivendica solo ai teologi, e non al popolo, la facoltà di discernere tale verità. Forse è un caso, o forse è stata la volontà divina, ma nello stesso periodo iniziarono a nascere, in tutta Europa, diverse confraternite sotto il titolo dell’Immacolata Concezione, seguite da numerose espressioni artistiche. La pietà popolare ha dunque svolto un ruolo efficace nella storia e nell’affermazione di questa verità; la teologia, di contro, svolse la funzione di “controllo”. Il problema maggiore, infatti, era riuscire ad armonizzare la devozione dei fedeli con la Rivelazione per formulare una corretta verità teologica.

Il Magistero

Ma se in un certo senso la teologia ha frenato la dottrina sull'Immacolata, non bisogna pensare che il Magistero sia rimasto in silenzio. Al contrario, si è dichiarato favorevole sempre. Sisto IV, ad esempio, proibì a “macolisti” e “immacolisti” di accusarsi vicendevolmente di eresia, adottando ufficialmente per la città di Roma la festa della Concezione. Approvò anche un nuovo formulario in cui era già espresso questo privilegio. Circa un secolo più tardi, il Concilio di Trento dichiarò di non voler includere Maria nel discorso sul peccato originale. Nel XVII secolo Alessandro VII si dichiarò favorevole al dogma, ma non lo proclamò; Clemente XI estese poi la festa alla Chiesa universale.

Il dogma

Culmine di tutti i precedenti interventi del Magistero è stata la proclamazione di questa dottrina come verità di fede da parte di Pio IX. Il Pontefice, nel 1848, istituì una commissione teologica per studiare la questione e capire se era veramente possibile un pronunciamento “solenne”. Poiché tutti non erano d'accordo, Antonio Rosmini suggerì al Santo Padre di interrogare i Vescovi di tutto il mondo. E così fu: l'anno successivo il Papa pubblicò l'enciclica Ubi primum in cui chiedeva a tutti i pastori di esprimersi sulla definibilità del dogma. La risposta fu positiva e l'8 dicembre del 1854, davanti a migliaia di persone che affollavano piazza San Pietro, Pio IX proclamò l'Immacolata Concezione quale dogma di fede con la bolla Ineffabilis Deus: “Dichiariamo, pronunciamo e definiamo che la dottrina la quale ritiene che la beatissima Vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per singolare privilegio di Dio onnipotente ed in vista dei meriti di Gesù Cristo, Salvatore del genere umano, sia stata preservata immune da ogni macchia della colpa originale, è rivelata da Dio e perciò da credersi fermamente e costantemente da tutti i fedeli”.

Fraintendimenti

A livello popolare, l'Immacolata Concezione è stata, e lo è tutt'oggi, oggetto di vari fraintendimenti: viene fatta confusione tra il concepimento di Maria e quello di Gesù: c'è chi ritiene che l'espressione si riferisca al fatto che Maria abbia concepito suo figlio Gesù senza avere avuto rapporti sessuali. In realtà, il concepimento di Cristo viene ricordato dalla Chiesa il 25 marzo, giorno dell'Annunciazione, a nove mesi esatti dalla festa del Natale. Altri, poi, confondono il dogma dell'Immacolata Concezione con quello della Verginità di Maria. L'Immacolata Concezione di Maria viene celebrata dalla Chiesa cattolica l'8 dicembre, all'interno del tempo d'Avvento. La presenza di questa Solennità nel cuore di questo tempo liturgico fa parte del mistero che l'Avvento celebra: Maria immacolata è il prototipo dell'umanità redenta, il frutto più eccelso della venuta di Cristo.

Laura Boazzelli: