A diverse settimane dalla calendarizzazione con tanto di discussione in conferenza dei capigruppo, alcuni senatori hanno annunciato di voler presentare un ricorso per conflitto di attribuzione alla Corte Costituzionale, perché sarebbero stati violati i loro diritti di parlamentari a causa del mancato rispetto delle normali procedure parlamentari nell’esame del ddl Cirinnà sulle unioni civili.
Il ricorso è stato presentato da un gruppo di senatori di 40 senatori, con i testa i 4 ex del Nuovo Centrodestra che sono usciti dal parlamento di Angelino Alfano proprio in contrasto con la maggioranza sulla regolarizzazione delle coppie omosessuali. Il primo firmatario del ricorso è Carlo Giovanardi, poi seguono i nomi di Gaetano Quagliarello, Luigi Compagna e Andrea Augello. Tutti hanno criticato il ruolo del presidente del Senato Piero grasso perché l’iter del ddl Cirinnà, secondo loro, ha violato l’articolo 72 della Costituzione italiana che prevede che un disegno di legge sia esaminato prima in commissione e poi in Aula.
Nel caso delle unioni civili invece la Commissione Giustizia non ha esaurito l’esame che è stato concluso senza mandato al relatore. In particolare sul ddl Cirinnà, che è stato congiunto a quelli in precedenza depositati, non c’è stata alcuna discussione in Commissione. Di qui il ricorso perché i singoli parlamentari, in quanto rappresentanti del popolo, non hanno potuto svolgere la loro funzione assegnatagli dalla Costituzione.