Dicono che ci siano state telefonate impazzite per tentare di far fallire la manifestazione delle famiglie. L’indicazione data ai mezzi di comunicazione sarebbe stata anche questa volta di sminuire il più possibile l’evento dandone poco risalto, e l’ordine è stato eseguito. C’è stato il palese tentativo di mettere la sordina a tutto il mondo istituzionale cattolico, spinto a ritirarsi in un angolino senza far rumore per non irritare certi padroni. Invece c’è stato un popolo che si è mosso liberamente, con una forza incredibile, grazie al comitato che è riuscito ad avere i molti movimenti ecclesiali dalla propria parte, creando così una massa virale, uno tzunami che persino i vescovi non hanno potuto controllare.
Nonostante la posizione del Papa sia stata chiarissima nel merito, da parte di alcuni c’è stata un’ambiguità sul modo di testimoniare questi convincimenti. E così anche stavolta la chiesa cattolica è apparsa divisa, spaccata sul metodo “piazza sì, piazza no”.
Intanto nessun partito, nessun politico e nessun leader sarebbe riuscito a radunare una folla tanto imponente in così pochi giorni. E questa è la seconda volta in meno di un anno che per lo stesso motivo si scende in piazza, per dire di no al ddl Cirinnà.
La spavalderia e l’arroganza degli pseudo-indifferenti ha risvegliato fortemente anche gli animi più assopiti, che hanno così testimoniato di tenere profondamente all’unicità della famiglia. I cittadini in piazza hanno rappresentato un Paese vigile e orgoglioso dei propri principi.
Ora la palla passa di nuovo ai parlamentari, ai giochi di prestigio dei giocatori di Palazzo. Non pochi senza scrupoli che ancora pensano di poter prendere in giro i cittadini; o facendo finta di andargli incontro o irrigidendosi nella loro superbia, ma sempre distanti dalla gente. C’è un abisso tra il sentimento popolare e la coscienza parlamentare, eppure c’è chi non vuole capire che gli antichi sistemi della vecchia politica non sono più efficaci.
Fermare l’onda popolare non è più possibile, a meno che qualche supremo leader non voglia imitare il sistema cinese spegnendo il web o gestendolo personalmente. Infatti questa volta sono stati proprio i social network ad essere decisivi, dimostrando che la stampa tradizionale e la tv di Stato non riescono più ad oscurare ciò che non è gradito, e quindi non possono impedire certe evidenze.
La strategia di comunicazione utilizzata è stata molto sottile avendo un preciso obiettivo: se da un lato ha cercato di non far vedere chi è sceso in piazza in difesa della famiglia, dall’altro però ha alimentato costantemente lo scontro tra opposte idee, in maniera da alzare l’attenzione sulle unioni civili distogliendola nel contempo dal vero problema dell’Italia, quello economico; banche comprese. Trattare questo tema infatti è severamente vietato.
Pensare solo ai numeri, che siano conti correnti o conteggi di voti, è triste e riduttivo… l’esistenza né si quantifica né può avere un prezzo.