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Trump esulta: ok alla riforma fiscale

Una vittoria storica per gli americani”: così il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha definito l'ok della Camera all'approvazione della sua riforma fiscale. Il testo già modificato e passato in Senato ha incassato il “sì” anche dell'altro lato del Congresso segnando una vittoria importante per il Tycoon: in campagna elettorale, infatti, buona parte degli sforzi Trump li aveva concentrati sul taglio delle tasse e dell'Obamacare, sul quale la nuova legge andrà a influire pesantemente. “Ho promesso al popolo americano un grande, bellissimo taglio delle tasse per Natale – ha detto il presidente -. Con il passaggio finale di questa legislazione, è esattamente quello che ottengono”.

Dislivelli

Era dal 1986 che gli Stati Uniti non conoscevano una riforma fiscale di questo tipo: un punto cruciale, però, risiede nel fatto che a beneficiare del taglio delle tasse (per un totale complessivo di 1500 miliardi di dollari) saranno soprattutto le aziende, con l'aliquota che scende dal 35% al 21%, e il ceto agiato. Secondo Trump, questo è “uno di quei casi in cui i risultati cominceranno molto presto a parlare da soli”, ma è altrettanto vero che la classe media è solo in parte toccata dalla riforma fiscale: i cittadini a basso reddito, infatti, avranno sgravi del tutto esigui, addirittura nulli quelli dei poveri. Il presidente è convinto di portare la sua nazione a una sorta di boom economico, aumentando la competitività delle imprese statunitensi e effettuando una ridistribuzione del reddito che, su base decennale, secondo molti analisti porterà più effetti negativi che positivi.

Pro e contro

A influire sugli eventuali esiti degli sgravi, sarà soprattutto la demarcazione delle disuguaglianze con una riforma che, pur dichiarata “per tutti”, andrà a premiare per la maggior parte il lavoro autonomo rispetto a quello dipendente. Secondo Trump, “tagliando le tasse e riformando un sistema a pezzi stiamo iniettando carburante da missili nel motore della nostra economia, l'America sta tornando a vincere di nuovo e cresceremo come non mai. I giorni più luminosi devono ancora arrivare”. Il rischio, però, è che la riforma funzioni più da un punto di vista politico che sociale: in effetti, se da un lato consentirà al presidente di riguadagnare qualche tacca in termini di gradimento (essendo arrivato ai minimi dopo un anno di presidenza) è anche vero che potrebbe aumentare il debito pubblico. Inoltre, e questo preoccupa soprattutto l'Europa, è altrettanto probabile che le multinazionali Usa decidano di riportare al di qua dell'Atlantico non solo i capitali ma anche le produzioni: “Non perderemo più le nostre aziende – ha detto -. Resteranno nel nostro Paese e torneranno almeno quattro mila miliardi”.

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