C'è aria di voto nel Regno Unito e non per un secondo referendum sulla Brexit, quello casomai verrà dopo. Per ora si dovrà decidere (Comuni permettendo) chi sarà a guidare lo sprint finale dell'agognata uscita del Paese dall'Unione europea. Dopo un'iniziale bocciatura della mozione proposta da Boris Johnson, la Camera ha deciso di avallare la richiesta visto che, stavolta, le elezioni anticipate saranno appoggiate anche dai laburisti di Jeremy Corbyn, che nel voto vede l'opportunità di scalzare una volta per tutte i Tory da Downing Street e instaurare un governo Lab a distanza di nove anni dalle dimissioni di Gordon Brown. Un appoggio, quello di Corbyn, dettato dalla sicurezza di portare a casa la vittoria, puntando su un elettorato esasperato dalla querelle Brexit e sulla prospettiva di restituire al popolo britannico la parola sull'argomento. Prima dei Lab, un segnale forte era arrivato anche dai Liberaldemocratici e dallo Scottish Party, concordi nell'andare al voto a dicembre anche se il 9 del mese, non il 12 come auspicava il premier. Niente di fatto: la mozione laburista è stata respinta dai Comuni e il voto è stato fissato per il 12 del mese.
Scenari futuri
Il margine dei tre giorni non avrebbe comunque fatto grossa differenza per Boris Johnson, improvvisamente appoggiato sulla richiesta di voto anticipato (sarebbe il secondo in due anni scarsi) dopo che, a detta di Corbyn, è stata soddisfatta la condizione del no deal scongiurato, grazie al prolungamento dei termini di uscita fino al prossimo 31 gennaio. Per allora, perlomeno stando alle intenzioni, il Regno Unito dovrebbe avere un governo pronto alle trattative di volata o, in caso contrario, uno disposto a sospendere tutto in attesa di chiedere nuovamente il parere dei britannici. Ora, con i Comuni che avvieranno oggi l'iter per l'approvazione della mozione che punta al voto anticipato (con Johnson che ne aveva proposta un'altra a maggioranza semplice), Corbyn inizia già la sua campagna elettorale, “la più radicale campagna di cambiamento del Paese che si sia mai vista”. E a ragione, visto che da questo voto dipenderà il futuro del Regno Unito e anche della Brexit: vincesse Johnson, ottenendo una maggioranza assoluta, il discorso dell'uscita dall'Ue sarebbe praticamente chiuso, in quanto l'approvazione dell'accordo ottenuto il 17 ottobre scorso sarebbe praticamente scontata. In caso contrario, ossia vittoria di Corbyn o di Johnson senza maggioranza, scenari di fatto speculari, tutto tornerebbe in ballo.