All'ultimo minuto il leader nordcoreano, Kim Jong-un, avrebbe cercato di convincere il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, a non lasciare il summit della settimana scorsa ad Hanoi, conclusosi senza un accordo sulla denuclearizzazione della penisola coreana. Lo rivela la Cnn, citando due funzionari statunitensi e un'altra fonte informata dei fatti.
In extremis
Mentre Trump si stava preparando a lasciare il suo albergo nella capitale vietnamita, la vice ministra degli Esteri nordcoreana, Choe Son-hui, ha raggiunto la delegazione statunitense con un messaggio da parte di Kim, in un estremo tentativo di salvare la situazione. Ai funzionari Usa, Choe avrebbe offerto un accordo sulla revoca parziale delle sanzioni, in cambio dello smantellamento completo della centrale di Yongbyon, cuore del programma nucleare nordcoreano. L'offerta non è, però, riuscita a impressionare gli Stati Uniti, che hanno deciso di non riprendere i negoziati.
Retroscena
Il resoconto offerto dalla Cnn comprende anche un altro episodio di tenore molto diverso. Alla vigilia del summit, il braccio destro del dittatore nordcoreano, Kim Yong-chol, capo negoziatore di Pyongyang, non si presento' a un incontro con il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, che aveva chiesto di vederlo: il capo della diplomazia Usa lo attese per diverse ore e, alla fine, “frustrato“, decise di ritirarsi per la notte.
I funzionari nordcoreani avrebbero anche minacciato più volte di fare saltare il summit durante la fase di colloqui preliminari, in cui gli Usa hanno cercato di sondare la reale volontà di Kim di abbandonare le armi nucleari: gli stessi esponenti dell'amministrazione americana avrebbero avvertito Trump di lasciare il summit senza firmare un accordo, nel caso in cui Kim non si fosse reso disponibile ad andare oltre le posizioni gia' espresse dai suoi uomini.