Kim Jong-un ha per la prima volta incontrato emissari sudcoreani nel corso diuna nuova tappa del disgelo avviato con le Olimpiadi invernali di PyeongChang.
Vertice
I cinque membri della delegazione di Seul sono stati ricevuti a cena poche ore dopo il loro arrivo a Pyongyang.
Gli emissari, guidati da Chung Eui-yong, capo dell'ufficio presidenziale per la Sicurezza Nazionale, e dal capo dell'intelligence, Suh Hoon, hanno chiesto a Kim di tornare al tavolo negoziale con gli Usa sul suo programma nucleare. Poco prima, la delegazione si era incontrata in albergo con Kim Yong-chol, vice direttore del Comitato centrale del Partito dei Lavoratori, che nelle scorse settimane aveva partecipato alla cerimonia di apertura dei Giochi olimpici.
Zero precedenti
Non sono noti altri incontri, almeno ufficiali, del 34enne leader nordcoreano con esponenti sudcoreani da quando è al potere. Per la verità da quando è succeduto al padre, nel 2011, il giovane dittatore ha incontrato pochissime persone che non fossero connazionali. Rara eccezione gli incontri con la star del basket americano Dennis Rodman, che Kim, maniaco della pallacanestro, ha visto in più occasioni. Il dittatore conduce una vita così riservata, circondato solo da fedelissimi, che non sembra abbia ricevuto neppure l'inviato cinese di alto livello che Pechino aveva inviato per colloqui a Pyongyang nel novembre 2017. E tantomeno ha ricevuto, quattro anni fa, l'ex direttore della National Intelligence americana, James Clapper.
Segnale positivo
Il fatto che abbia voluto incontrare la delegazione di altissimo livello di Seul è un segnale importante del suo personale interesse al processo e dà ai sudcoreani la possibilità di confrontarsi direttamente con il dittatore. La visita dunque sarà la cartina di tornasole per capire quanti sia realistica l'ipotesi di “colloqui preparatori” tra Washington e il recluso regime. Non a caso, al loro rientro a Seul, tanto Chung che Suh voleranno a Washington per riferire sui colloqui.