E'Michael Fallon, ministro della Difesa del Regno Unito, la prima vittima eccellente dello scandalo molestie che sta travolgendo il Governo guidato da Theresa May. Il guardasigilli, finito al centro della bufera nei giorni scorsi per alcuni comportamenti deprecabili che avrebbe tenuto, al pari di altri suoi colleghi, nei confronti di assistenti parlamentari, ha rassegnato le proprie dimissioni, presentando una lettera nella quale esplicava le ragioni della remissione del suo incarico, ammettendo di essersi comportato, in passato, “al di sotto degli alti standard richiesti alle Forze Armate che ho l'onore di rappresentare”. In merito alle accuse mosse contro di lui, Fallon ha definito molte di queste come false: in seguito all'esplosione dello scandalo e della comparsa della cosiddetta 'lista della vergogna', l'ex ministro aveva però ammesso di aver tenuto un atteggiamento inappropriato nei confronti di una giornalista, Julia Hartley-Brewer, intervenuta a un congresso del Partito conservatore, nel 2002. Secondo quanto emerso, l'ex titolare della Difesa avrebbe ripetutamente toccato le gambe della cronista, provocandole imbarazzo. Fallon ha reso noto l'incidente, sottolineando però che, trascorsi 15 anni, “entrambi lo considerano ormai chiuso”. Il suo posto alla Difesa, secondo quanto deciso dalla premier britannica, sarà preso dal 41enne Gavin Williamson, ex capogruppo dei Tories alla Camera dei Comuni. A sua volta, Williamson verrà sostituito nel suo precedente ruolo da Julian Smith.
Fallon e gli altri
L'onda lunga del dossier stilato da assistenti e sottosegretarie ha investito in pieno la figura di Fallon, finita anche nel mirino dei social network, dove qualcuno ha fatto riferimento ad altri possibili episodi che lo vedrebbero coinvolto anche se, al momento, nessuno di questi può essere ritenuto confermato. All'interno della 'lista', comunque, sono contenuti i nomi di altri 36 deputati dei Tories, uomini e donne ricoprenti diverse cariche (anche importanti) e ritenuti presunti responsabili di comportamenti inappropriati che, oltre alle possibili molestie, comprenderebbero atteggiamenti come la “perenne ubriacatura”. Le dimissioni di Fallon, a ogni modo, erano nell'aria già da qualche ora, considerando che appena un giorno prima il portavoce di May si era rifiutato di esprimere piena fiducia nei suoi confronti. Inoltre, con il primo ministro deciso a mantenere una linea piuttosto severa nei confronti dello scandalo che sta serpeggiando nel suo Governo, sembrerebbero esserci i presupposti perché altri seguano l'esempio di Fallon. Il nome più caldo, al momento, è quello del segretario di Stato e numero due dell'esecutivo Damian Green il quale, però, ha negato fermamente le accuse di comportamenti inappropriati mossi contro di lui, rivolgendosi a un legale.
Effetti destabilizzanti
Al netto dei prossimi sviluppi, l'effetto dello scandalo sul governo Tory potrebbe sortire effetti decisamente destabilizzanti. Con una maggioranza esigua, ottenuta grazia all'appoggio unionista alle ultime elezioni (volute da Theresa May e portatrici di un pericoloso effetto boomerang), l'esplosione del caso sui membri dell'esecutivo potrebbe rappresentare un ulteriore deterrente al prosieguo del mandato. Del resto, il governo conservatore presenta divisioni piuttosto marcate anche all'interno, con le posizioni nettamente divergenti sul tema Brexit tenute dal primo ministro e dal segretario di Stato per gli Affari esteri, Boris Johnson, figura influente fra i Tories e radicalmente legato alla “linea dura” nelle trattative con Bruxelles per l'uscita dall'Unione. Ora, con uno scandalo in pieno corso, la situazione per May si è fatta decisamente più complicata.