Stavolta i laburisti sembrano fare davvero sul serio: il partito d'opposizione, infatti, ha fatto sapere che appoggerà un eventuale secondo referendum sulla Brexit, qualora il loro accordo dovesse essere respinto nel voto di mercoledì. Archiviata, dunque, l'amibguità che il Lab ha sempre mostrato su questo tema ma, forse, anche un modo per il leader Jeremy Corbyn di tenere in riga il lato europeista, finora rimasto scontento dall'atteggiamento discordante. Una mossa certamente repentina che, in qualche modo, pone il leader lab su un piano ambivalente: da un lato Corbyn potrebbe aver rivisto la sua posizione per portare acqua al mulino del suo piano alternativo, dall'altro sembra in qualche modo confermare quanto stabilito nella conferenza di ottobre, quando i laburisti si erano accordati sul mantenere sul tavolo tutte le opzioni possibili sulla Brexit.
Corbyn sul filo
Nel frattempo, Corbyn ha annunciato che i laburisti si esprimeranno favorevolmente sull'emendamento Cooper, ovvero il provvedimento che fisserebbe al 13 marzo la possibilità per Theresa May di far passare il suo piano al vaglio della Camera. In caso contrario, al Parlamento passerebbe il controllo del piano Brexit, con rinvio automatico dell'uscita del Regno Unito dall'Unione europea. Ma la mossa di Corbyn serve anche a stemperare il clima in casa Lab, visto l'addio in massa di 8 membri del partito, confluiti in un gruppo indipendente con tre ex Tory: “In un modo o nell'altro, faremo tutto quanto è in nostro potere per evitare accordi dannosi e contrastare una Brexit Tory basata sull'accordo di Theresa May. Ecco perché, in linea con la nostra politica, ci impegniamo a proporre o sostenere un emendamento a favore di un voto pubblico per impedire che un pregiudizio alla Brexit Tory venga forzato nel Paese”. Lo stesso Corbyn la scorsa settimana aveva avuto un incontro con il capo negoziatore dell'Ue, Michel Barnier, forse utile al leader laburista per il cambio definitivo di direzione sul tema del secondo referendum.