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Proteste in Iran, pugno duro di Teheran

Continua a infiammare le piazze la protesta contro il caro benzina in Iran. Un fine settimana di fuoco, tra proteste e repressioni tanto che, secondo l'emittente locale Radio Farda, sarebbe arrivato a 90 il conto dei morti dall'inizio delle rimostranze in strada. Dati non ufficiali, arrivati da fonti vicine all'opposizione e da alcuni media ma che, a grandi linee, rendono l'idea dell'ondata di violenza e instabilità che sta attraversando il Paese. E, mentre la Guida suprema dell'Iran, l'ayatollah Ali Khamenei, ribadisce la fermezza dell'autorità governativa nel mantenere polso fermo sui rincari, secondo il quotidiano Kayhan per i manifestanti considerati i leader della protesta si preparerebbe l'impiccagione. Un provvedimento che, a quanto sembra, verrebbe adottato in virtù delle accuse di rivolta armata contro le autorità e i principi del sistema della Repubblica islamica che, al momento dell'arresto, saranno mosse nei confronti dei dimostranti. Per quanto riguarda i possibili fermi, il portavoce della Magistratura iraniana ha già fatto sapere che molte persone ritenute responsabili dei disagi sono già state identificate e che, a breve, scatteranno i provvedimenti.

Stop a internet

Nel frattempo, il fronte del malcontento si allarga anche su altri ambiti, così come i provvedimenti per contenere la furia dei dimostranti: da un paio di giorni, infatti, secondo l'osservatorio NetBlocks sarebbe impossibile accedere a internet in Iran, e questo per la gran parte dei cittadini. Interruzioni iniziate già a partire dal 15 novembre, in realtà, più o meno in corrispondenza all'inizio della protesta contro il rincaro del carburante, per poi allargarsi alla maggior parte delle utenze nella giornata di sabato, quando il grosso delle manifestazioni aveva già iniziato a imperversare nelle piazze di Teheran. Sembra che, progressivamente, tutti i principali operatori telefonici abbiano via via interrotto i servizi di rete, arrivando a un traffico di appena il 4% in tutto il Paese.

Stoccata all'Europa

Mentre Khamanei resta fermo nel definire “criminali” i manifestanti, prosegue di pari passo la campagna del governo che identifica in alcune potenze straniere i fautori della rivolta di piazza, arrivando a criticare anche gli appelli arrivati da Francia e Germania affinché non vi sia repressione violenta delle proteste: “Gli europei, che sostengono i disordini per cercare di nascondere la loro incapacità rispetto agli Usa – ha detto il ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif – saranno responsabili delle conseguenze delle loro pericolose provocazioni”. Il riferimento del ministro riguarda la presunta responsabilità degli Stati Uniti che, con le sanzioni all'Iran, avrebbero contribuito a rendere necessario l'inserimento del rincaro nelle misure governative (di fatto un raddoppio, visti gli 80 centesimi in più al litro a partire dai 60 litri previsti al prezzo di 40 centesimi l'uno). E, anche per questo, Zarif ha invitato il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, a rendersi conto “per prima cosa degli atti di terrorismo e dei crimini contro l'umanità compiuti nei confronti del popolo iraniano”.

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