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Orban dichiara guerra a Soros

Se non è una dichiarazione di guerra poco ci manca. A poche ore dalla rielezione a premier dell'Ungheria, Viktor Orban mette nel mirino George Soros, finanziere ungaro-americano, annunciando l'approvazione di un pacchetto di misure restrittive nei confronti delle sue ong. 

Sovranismo

Il giorno dopo aver incassato una vittoria schiacciante (il suo partito Fidesz è al 49% dei voti, quasi 30 punti al di sopra del secondo, il partito di estrema destra Jobbik) Orban ha dato la sua lettura dei risultati, un sostegno pieno – ha detto- al suo governo. “Il nostro supporto è stato chiaro, è un mandato molto forte, se non il più forte degli ultimi 30 anni”. “Gli ungheresi hanno deciso che sono loro che decidono con chi convivono“, ha aggiunto, riferendosi alle politiche anti-immigrazione del governo. E ha ribadito che vuole “un'Europa forte con le nazioni forti e non gli Stati Uniti d'Europa”. “Gli ungheresi hanno chiaramente sostenuto la sovranità ungherese“.

Il pacchetto

Il primo ministro ha confermato che uno dei primi provvedimenti del nuovo Parlamento sarà l'approvazione del pacchetto noto come “Soros Stop!“. Il milionario, che finanzia in modo significativo le ong e le organizzazioni che promuovono i diritti umani è diventato il nemico principale del governo ungherese, che lo accusa di favorire l'immigrazione verso l'Europa. Il disegno di legge prevede, tra le altre cose, un'imposta straordinaria del 25% sulle Ong e limitazioni al loro lavoro con restrizioni in materia di accesso alle zone dove ci sono gli immigrati.

Verso il governo

La vittoria schiacciante può portare, com'è stato nel 2010 e il 2014, il primo ministro a controllare una maggioranza dei due terzi del Parlamento, con la quale può conseguire modifiche legislative di rango costituzionale. Orban ha anche anticipato una profonda ristrutturazione del suo governo, con nuove priorità, tra cui le politiche demografiche per incoraggiare la nascita. E ha anticipato la formazione di un nuovo governo: “I ministri hanno completato il loro lavoro e non continueranno a governare, ma formeremo un nuovo governo. Ci saranno cambiamenti significativi“. Secondo gli analisti, ci vorranno tre o quattro settimane per la formazione del nuovo esecutivo.

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