Dopo “Fire and fury” arriva “A Higher Loyalty: Truth, Lies and Leadership”, altro atteso fenomeno editoriale in uscita negli Stati Uniti e che, al suo interno, raccoglierà le memorie nientemeno che dell'ex direttore dell'Fbi, James Comey, licenziato da Trump quasi un anno fa e, ora, prodigo di racconti e punti di vista da convogliare al'interno di un unico testo destinato a far dsicutere, come fece il volume di Michael Wolff. Sì, perché nel novero delle sue memorie, di certo Comey non ha dimenticato l'attuale presidente degli Stati Uniti, diretto protagonista della pagina professionale più nefasta della sua carriera, promotore del suo improvviso quanto discusso licenziamento in piena esplosione del caso Russiagate, in merito al quale l'inquilino della Casa Bianca chiese una chiusura rapida e indolore e che invece, proprio con l'allontanamento dell'allora direttore del bureau, prese a gonfiarsi in modo altrettanto rapido.
Estratti
“Immorale, prepotente, e non legato in alcun modo alla verità”: del presidente Comey fa una descrizione piuttosto colorita, sottolineandone “la sua leadership guidata esclusivamente dall'ego” e il suo atteggiamento da “boss in completo controllo”. Non certo appellativi edificanti ma che, senza dubbio, l'ex direttore dell'Fbi ha ritenuto di dover utilizzare per descrivere non solo Donald Trump come persona ma anche per tracciare un quadro generale sulle impressioni avute dialogando con lui durante incontri istituzionali. Il primo, Comey lo descrive accuratamente, non mancando di sottolineare l'aspetto estetico del Tycoon: “Più basso del previsto, con una cravatta troppo lunga e due mezzelune bianche sotto gli occhi che lasciavano capire l'uso di occhialini durante l'abbronzatura”. Ma l'attenzione dell'ex direttore si è concentrata soprattutto su un episodio, o meglio, una serie di episodi notati fin dal primo incontro durante il quale Trump “sembrava ossessionato” dal dossier dell'ex spia britannica Christopher Steel e, nello specifico, da un presunto video e da altri dettagli tanto che, racconta Comey, fu lui stesso a calmarlo spiegandogli che non si trovava lì per indagare su di lui.
Slitta l'incontro Trump-Mueller?
Insomma, il volume dell'ex direttore dell'Fbi, licenziato in tronco quasi un anno fa (maggio 2017) potrebbe gettare ulteriori luci sulla figura di Donald Trump anche se, magari, non nel peso e nella misura in cui si temeva facesse Wolff con “Fire and fury”. Per quanto riguarda i lati “oscuri” dell'indagine sul Russiagate forse bisognerà attendere ancora: il colloquio fra il presidente e il procuratore Robert Mueller potrebbe saltare. Il motivo, la perquisizione dell'ufficio, dell'hotel e dell'abitazione del suo legale, Michael Cohen, da parte dell'Fbi dell'ufficio. A riportarlo è la Cnn che spiega come i negoziati degli avvocati con il procuratore siano stati interrotti per tale ragione. Un'altra versione (come quella della Nbc) vuole che il materiale raccolto da Cohen sia così tanto da poter rendere non necessario un confronto col presidente. Il tutto, ovviamente, resta su un piano ipotetico.