Dopo molte settimane di audizioni di Imam, Mullah, storici, gente comune e anche testimoni della controversa usanza, la Corte Suprema indiana è finalmente arrivata ad un verdetto. La sentenza dei giudici supremi dichiara illegale la pratica degli uomini islamici ortodossi del divorzio “istantaneo”.
Una parola ripetuta tre volte per divorziare
L’india fino ad ora è stato uno dei pochi Paesi in cui un uomo mussulmano poteva divorziare dalla moglie pronunciando la parola “talaq” (sciogliere un nodo) tre volte in rapida successione. Un’usanza che negli ultimi anni, anche grazie alle varie app di messaggistica, veniva messa in pratica anche attraverso lettere, messaggi di testo, email, Whatsapp e Skype.
Una pratica anti islamica
La sentenza, che ha segnato una vittoria importante per gli attivisti dei diritti delle donne, è stata emessa da una maggioranza di tre giudici su cinque. Nel verdetto di legge che il divorzio “istantaneo” è da considerare una pratica “anti islamica, arbitraria e incostituzionale”, poiché il triplo ripudio viola il diritto sancito dalla Costituzione secolare dell’India sull’uguaglianza tra uomini e donne.
I musulmani in India
I musulmani in India, che rappresentano circa il 14% della popolazione di 1,25 miliardi, sono governati dalla legge “speciale”, codificata formalmente nel 1937, che è vagamente basata sulla sharia o sulla legge islamica. Anche se è stato praticato da decenni, il divorzio con il triplo talaq non ha alcuna menzione nella Sharia o nel Corano. La maggior parte dei paesi islamici, inclusi il Pakistan e il Bangladesh, hanno vietato la pratica, ma l’usanza era ancora molto utilizzata in India.