Stavolta la fonte non può essere accusata di essere dalla parte di Damasco. E' l'Osservatorio siriano per i diritti umani a smentire che il governo della Siria abbia fatto uso nelle ultime 48 ore di armi chimiche nel nord-ovest del Paese, come invece era circolato. L'organizzazione umanitaria siriana è basata in Gran Bretagna ma si avvale da anni di una fitta rete di fonti sul terreno. Nelle ultime ore gli Stati Uniti sono tornati a minacciare il governo siriano di rappresaglie in caso che si rivelassero fondate le denunce dell'uso di armi chimiche.
L'accusa degli Stati Uniti
Come riportato dal portavoce del Dipartimento di Stato, Morgan Orgagus, “gli Stati Uniti continuano a monitorare da vicino le operazioni del regime di Assad nel nord ovest della Siria, incluse le indicazioni di un nuovo uso di armi chimiche da parte del regime” e, sfortunatamente, “continuiamo a vedere segnali sul fatto che il regime di Assad possa averle usate di nuovo, incluso un presunto attacco il 19 maggio”. Secondo le informazioni ricevute dagli Stati Uniti, il governo siriano ha lanciato gas cloro contro aree abitate da civili nella regione nord-occidentale di Latakia, dove operano milizie anti-regime qaidiste. Queste stesse milizie hanno riferito dell'uso di armi chimiche nell'area, ma l'Osservatorio afferma di non avere prove di queste affermazioni. Inoltre, afferma l'Osservatorio, nell'area delle montagne di Latakia dove si dice siano state usate armi chimiche non risultano esserci civili.
Il bombardamento sul mercato
Anche se non chimiche, in Siria le armi continuano comunque ad essere usate. E' di almeno 12 civili uccisi il bilancio di raid aerei russi e governativi siriani nella regione nord-occidentale di Idlib, dove in un bombardamento è stato centrato un mercato ortofrutticolo affollato di persone. Lo riferisce sempre l'Osservatorio nazionale per i diritti umani, secondo cui il raid è avvenuto ieri sera nella città di Maarrat Numan, a sud-est di Idlib, dopo l'iftar, la tradizionale rottura quotidiana del digiuno nel mese islamico di Ramadan.