Una commissione d'inchiesta di Oxfam indagherà sullo scandalo a luci rosse che ha sconvolto l'Ong. L'obiettivo è “fare giustizia” ha spiegato la direttrice di Oxfam International, Winnie Byanyima, scusandosi per l'accaduto.
Le scuse
“Dal profondo del mio cuore, perdonateci, perdonate Oxfam”, ha detto in una intervista alla Bbc, assicurando che l'organizzazione “costruirà una nuova cultura che non tolleri questi comportamenti”. Byanyima ha poi invitato a farsi “avanti chiunque sia stato vittima di abusi da parte di qualcuno della nostra organizzazione”.
Dopo le rivelazioni su operatori della ong coinvolti in orge ad Haiti e abusi in Ciad, sono venuti alla luce altri casi in Sud Sudan ed altri episodi sono stati denunciati anche nella rete di negozi gestita dall'Ong in Gran Bretagna. La vice direttrice esecutiva, Penny Lawrence, si è dimessa, mentre ombre si allungano sul numero uno Mark Goldring, che sarebbe venuto a conoscenza delle accuse e le avrebbe ignorate.
La commissione
Oxfam ha quindi annunciato un piano d'azione ad ampio raggio per “far fronte e prevenire in modo efficace e puntuale ogni possibile abuso o comportamento scorretto all'interno dell'organizzazione in tutto il mondo”. La commissione indipendente “di alto livello” sarà composta, si legge in una nota della Ong, da alcuni dei più autorevoli esponenti per la difesa dei diritti delle donne a livello mondiale, con il potere di revisione delle pratiche adottate da Oxfam, compresi i casi di cattiva condotta sessuale verificatesi in passato.
Il programma
Il piano è stato concordato ieri da Byanyima assieme all'Executive Board delle 22 affiliate, che compongono Oxfam, tra cui l'Italia. Misure urgenti che prevedono anche la creazione immediata di un nuovo database globale di referenti accreditati, “allo scopo di porre fine all'uso di credenziali false, disoneste e inaffidabili da parte di personale che presta o ha prestato servizio a Oxfam. Nessuna referenza sara' rilasciata da Oxfam prima che il nuovo sistema sia posto in essere”. Previsto, poi, un rafforzamento immediato dei processi di safeguarding, mediante raddoppio del personale dedicato e la triplicazione dei fondi, con uno stanziamento di oltre 1 milione di dollari all'anno. Un attento lavoro per migliorare la cultura interna, garantendo che nessuno debba subire sessismo, discriminazione o abuso, assicurando che tutti, soprattutto le donne, si sentano al sicuro nel denunciare qualsiasi episodio scorretto e che a chiunque sia chiaro cosa sia accettabile o meno.