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Un milione di bimbi per la pace

La preghiera può fermare le armi? Può sembrare difficile crederci, eppure è già successo. Tutto il mondo ricorda la veglia voluta da Papa Francesco il 7 settembre 2013 per scongiurare i bombardamenti americani in Siria. Quell’iniziativa ebbe senza dubbio un grande clamore mediatico, tuttavia l’efficacia delle suppliche per evitare una tragedia di proporzioni inimmaginabili fu innegabile. Per una volta la voce delle armi fu messa a tacere dalla forza della preghiera.

Ma pregare per la pace non è mai inutile. Ne sono convinti i promotori dell’iniziativa che ha coinvolto bambini in ogni parte del mondo, “dall’Italia alla Germania, dal Pakistan all’Iraq, dalla Repubblica Ceca al Kenya, dal Cile al Myanmar”. L’idea, proposta dalla Fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre, è semplice: far pregare il Santo Rosario ai bambini, seguendo il suggerimento di San Pio da Pietrelcina: “Se un milione di bambini pregherà il rosario, il mondo cambierà”. E’ impossibile dire quanti siano stati i ragazzi che hanno aderito a questa iniziativa. Ma è fuori discussione che accanto alle indispensabili azioni diplomatiche per fermare questa insensata terza guerra mondiale combattuta a pezzi, come ripete il Papa, bisogna invocare da Dio il dono della pace. E Dio gradisce in modo particolare la preghiera dei più piccoli, ascolta con orecchio attento la voce dei bambini. Con questa convinzione ACS è impegnata nella diffusione del rosario tra i più piccoli, e proprio per loro ha creato un piccolo testo intitolato “Noi Bambini preghiamo il Rosario”, che dal 2009 a oggi è stato tradotto in otto lingue, pubblicato in 600.000 copie e diffuso dalla stessa ACS in tutto il mondo.

L’orario scelto per la preghiera mariana (le 9 del mattino) apparentemente non è delle più indicate, perché di solito a quell’ora i bambini sono a scuola.”Vero – fanno sapere da ACS – ma il senso di questa iniziativa non è meramente devozionale. La logica è quella di coinvolgere i bambini per creare una comunità internazionale che stimoli la sensibilità sui temi delle persecuzioni e dei conflitti, a partire anche dalle scolaresche”. Dunque con un coinvolgimento di tipo laico. La proposta, infatti, non è rivolta solamente ai cattolici o ai cristiani in genere: pur germogliando in questo terreno, è aperta a tutte le realtà che coinvolgono i bambini, a cominciare dalle famiglie. Del resto, la stessa veglia per la Siria voluta da Francesco non era limitata al mondo cattolico. Seguendo questo esempio, il Rosario promosso dall’ACS vuole rappresentare un volano per la formazione di una grande comunità che si contrapponga al network del terrore, dell’odio, dei conflitti armati.

In realtà, l’iniziativa di preghiera nata 11 anni fa viene “dal basso”: la Fondazione, infatti, non l’ha ideata ma si è “limitata” a sostenerla e a rilanciarla a livello mondiale. Quest’anno, in primo piano c’è, ovviamente il dramma della Siria. “La foto – si legge in una nota di Aiuto alla Chiesa che Soffre – di Omran Daqneesh, il bimbo siriano di cinque anni scioccato, coperto di sangue e detriti e seduto in un’autoambulanza ha recentemente fatto il giro del mondo ed è ancora viva nella nostra memoria. Quale sarà il futuro delle generazioni che oggi vivono la loro infanzia in queste condizioni limite? Come aiutarle?”. La creazione di questa comunità orante “transnazionale” è una prima risposta “affinché Omran Daqneesh, e tutti i suoi coetanei, possano vivere in contesti in cui giustizia e pace sono altrettanti presidi a tutela della vita umana, specie quella più indifesa”. Bambini per i bambini, dunque, perché possa giungere almeno la carezza della vicinanza a chi è immerso nella sofferenza, nel dolore, nella morte e sembra non avere neanche la possibilità di sognare un futuro diverso.

Sarà una coincidenza, ma in concomitanza con l’iniziativa è giunta la notizia dello stop ai raid aerei russi su Aleppo in vista della tregua umanitaria prevista giovedì 20 dalle 8 alle 16 per consentire di evacuare malati e feriti. Papa Francesco lo aveva chiesto ripetutamente. Certo, è un traguardo davvero minimo; come ha sottolineato anche l’Onu, non è affatto sufficiente. Ma è un primo passo. Diplomazia e preghiera possono concorrere a raggiungere un obiettivo che in questo momento sembra lontanissimo. La popolazione siriana è allo stremo. E non solo la parte sottoposta ai bombardamenti russi. E’ di pochi giorni fa il grido disperato lanciato dalle Carmelitane, proprio attraverso ACS, sulla drammatica situazione della parte occidentale di Aleppo: mentre il regime di Assad tenta di far passare la zona come normalizzata (un video, poi rimosso, invitava addirittura i turisti a recarsi in città), si susseguono attentati e colpi di mortaio che mietono decine di vittime civili. Eppure, la speranza di mettere fine a questo massacro che dura ormai da oltre quattro anni non viene meno. Anche a questo serve la preghiera, perché i bambini di Aleppo e di tutta la Siria possano ancora avere un futuro.

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