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Welfare in Italia: manca un sistema di infrastrutturazione sociale uniforme

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L’avanzamento di un sistema di welfare di un Paese, misura il suo grado di civiltà. In particolare, lo stesso indica le misure messe in campo dalle istituzioni per aiutare coloro che, per i più svariati motivi, versano in una condizione di difficoltà e, così facendo, si prova a dare concreta attuazione ai diritti contenuti nella prima parte della nostra Costituzione. Quest’ultimi, nel momento in cui vengono realizzati, mettono tutti i cittadini nella condizione di poter avere una vita dignitosa. Inoltre, per il perseguimento di tale obiettivo, il sistema di welfare agisce su diverse leve, ovvero sul tempo passato, presente e sul futuro. Nel primo ci sono state donne e uomini che hanno operato affinché, in Italia, all’interno della Costituzione, fosse realizzato un sistema di garanzie e tutele per ogni cittadino. Occorre però che ci si impegni per la realizzazione dei diritti contenuti nella nostra legge fondamentale ed è necessario che, nella vita quotidiana, si organizzino una serie di servizi e un processo di cura complessivo della persona la quale, occorre ricordarlo, è al centro del nostro dettato costituzionale.

Nel tempo presente quindi, occorre che, a fronte di problemi ordinari e straordinari, la politica intervenga affinché nessuno sia lasciato indietro. Abbiamo pertanto bisogno di un sistema di welfare che sia in grado di rimettere al centro la persona, combattere il crescente tasso di povertà, consideri e prenda in carico le difficoltà delle famiglie italiane e il loro protagonismo. L’Italia, purtroppo, allo stato attuale, è un Paese a crescita zero ed il terzo più vecchio al mondo per età della popolazione: serve un’analisi approfondita di tutte queste problematiche per meglio comprenderne le cause e dare le risposte necessarie. Le famiglie, ad oggi, non si sentono più garantite per via di una serie di difficoltà, a cominciare da quelle lavorative le quali, a causa dei salari troppo bassi e alla mancanza di tutele adeguate, spaventa le giovani coppie impedisce loro di pensare aa un futuro come famiglia. Occorrono quindi politiche familiari adeguate, in grado di seguire il passo di un paese di fronte ad un progressivo spopolamento. Tutto ciò, vede profondamente compromesso il futuro del nostro sistema paese ed è quindi necessario agire con forza sulle difficoltà più importanti di questo tempo, basti pensare alla povertà in aumento, ai salari bassi e alle famiglie.

Il sistema di welfare, pertanto, deve essere in grado di far conciliare i tempi di vita e di lavoro. Attualmente, invece, manca un sistema di infrastrutturazione sociale uniforme su tutto il territorio nazionale. Il Paese deve poi dotarsi di un modello di scuola in grado di includere tutti e venire incontro alle famiglie che hanno delle difficoltà della gestione quotidiana e nell’accompagnamento ai cicli di istruzione superiore, fino all’università. Parlando del welfare del futuro invece, racconta di una serie di attenzioni che è necessario avere ma che, purtroppo, a mio parere, in questo momento non sussistono. Inoltre, dal dibattito politico in corso in queste ore, si evince che l’assegno unico, il quale aveva servito circa sei milioni di cittadini e iniziava a dare i suoi frutti, sta per essere cambiato in modalità ancora poco chiare e ciò potrebbe essere un problema ulteriore per molti nuclei familiari. Attualmente, in Italia, vivono sei milioni di persone in condizioni di povertà le quali, se non cambieranno le politiche attuali, rischiano di aumentare. Alla luce di questo, servirebbe introdurre una misura diretta e universalistica di contrasto alla povertà che, purtroppo, ad oggi, non esiste più. I problemi sono strutturali e servono provvedimenti organici tesi a modificare il sistema di infrastrutturazione sociale territoriale a cui le persone si rivolgono per cercare un supporto. Bisogna invertire la rotta e fare presto. Siamo alla vigilia dell’approvazione della nuova legge di bilancio dello Stato e noi siamo pronti a discutere e a dare il nostro contributo di idee fattivo.

Antonio Russo: