Non ci mancano le parole, sono forse troppe. Siamo inondati di parole. Sembra che non possa essere diverso da così. Recentemente le parole stanno trovando sempre più spazio attraverso nuovi canali, diventando ancora più presenti e persuasive. Annunciano molte promesse e buone intenzioni, ma quale effetto portano? Sempre più spesso, infatti, vorremmo fuggire dalla loro morsa, perseguitati, oppressi, distrutti dalla loro presenza instancabile ed eccessiva.
Non sembra più importante ormai chiedersi quale sia la loro origine e da chi siano pronunciate; si soccombe passivamente al loro essere attive, onnipresenti e penetranti, al punto tale che loro stesse sembrano acquisire una propria autonomia. Sono spesso così abbondanti e ossessive, da non lasciare spazio per nessuna riflessione. Si infilano impietosamente in ogni fessura della nostra vita, senza sosta, senza fine.
Una buona domanda sarebbe chiedersi cosa porti con sé una tale mole di parole; così tante da non permettere nessuna riflessione, allora come potrebbe giungere a noi il loro contenuto? Soffocano con la loro quantità, diversità, intensità. Non conta che cosa significhino, ma piuttosto il fatto che ne arrivino sempre di nuove. Ci tolgono la pace, stuzzicano, distruggono il silenzio, quello esterno e quello interiore, che è l’ambiente naturale della nostra vita spirituale. Lo contaminano, lo riempiono col loro rumore. Perseveranti in questa demolizione ci fanno dimenticare l’esistenza del silenzio. Così, improvvisamente ci tolgono il respiro della vita. Anche la luce della nostra mente. Tappano gli spiragli da cui avrebbe potuto venire un po’ di aria fresca, di libertà. In un certo momento diventano una parte di noi. Smettiamo di distinguere tra il loro ascolto (che infatti, presto diventa un’invasione) e ciò che pronunciamo. Se mancano il silenzio e la riflessione, da dove possono arrivare le parole sulle nostre labbra, se non proprio da fuori: spinte, forzate, premute, macinate – estranee, ma simili all’ambiente che vuole plasmarci a sua somiglianza attraverso di loro.
Se è così, abbiamo qualche speranza o siamo condannati a questa invasione spietata da parte delle parole?
Dipende da noi. Dipende da come accogliamo il messaggio del Vangelo di oggi. È un messaggio sul Verbo. Il Verbo, non la parola. Perché? Quale è la differenza? Quella che ci permette di esprimerci meglio delle parole è il verbo. Il verbo sembra rimanere protetto dall’eccessività delle parole descritta fin qui. Anzi, ha niente da fare con essa. Si situa sul lato opposto dei nostri discorsi, persi nelle parole.
Il Verbo è nobile, appare da solo, fuori della schiera chiassosa che vuole solo fare rumore e dominare. Ha le sue origini ben definite. Nasce dal silenzio, da Dio stesso. È sempre pieno di contenuto. Trasmette le cose giuste, vere, che nascono proprio da Dio. Il Verbo comunica Dio stesso. Tocca sempre le cose essenziali, esistenziali, quelle che importano inizialmente perché hanno lo spessore e il valore divino.
Per questo proprio il Verbo, spesso l’unico, giusto, ponderato, trovato con tanto impegno nel silenzio, ha la forza casuale, può fare miracoli, trasformare i cuori e le vite. Riesce a penetrare e collegare tutto, dare la giusta dimensione e comprensione a tutto. Il Verbo dà la vita, rimuove la morte causata dall’abbondanza delle parole, taglia i cortei spettacolari delle stesse e prova la loro superficialità. Così spiega, chiarifica, illumina tutte le situazioni oscurate dalla sovrabbondanza di parole. Il Verbo attraversa le parole, le annienta, respinge, rimanda. Riporta il senso affondato nelle parole, guarisce le ferite dell’indifferenza e dell’ ignoranza.
Ci troviamo nello spazio del confronto permanente tra il Verbo e le parole. La sua intensità è forte come forse mai. Anche la sua ferocia. Non è solo un confronto, ma una vera guerra. Qui si decide il destino del mondo, ma anche la nostra salvezza e felicità.
Ci sembra di parlare. In realtà ogni volta che vogliamo dire qualcosa o seguiamo il Verbo, o ci facciamo prendere in giro dalle parole. In questo modo partecipiamo a questo confronto cosmico: o diamo la testimonianza al Verbo, o lo tradiamo con le parole. La scelta appartiene a noi. La nostra lingua – ma prima di tutto il nostro cuore hanno tanto potere!