Si è detto più volte che nell’attuale mondo reso un villaggio dalla potenza delle nuove tecnologie digitali e dai sistemi di collegamento in genere, seppur noi avvantaggiati fortemente da un insieme numerosissimo di informazioni, possiamo tuttavia essere assoggettati e confusi da notizie dalla dubbia provenienza ed ancor peggio da una falange di informazioni intenzionate a penetrare pericolosamente quel bagaglio personale di buone nozioni e convinzioni che contribuiscono a interpretare ogni fenomeno che si presenta a noi.
Ormai è da tempo che assistiamo a questo fenomeno, fortemente influenzato dalle guerre non dichiarate attraverso piattaforme segrete dei paesi più potenti, dalle pressioni invisibili di quelle dei magnati del digitale attraverso i propri ‘presidii’, degli stessi partiti politici come accade anche in Italia in cerca spasmodica di screditare gli avversari. Nel lungo ed estenuante periodo di pandemia, abbiamo potuto ancor più che nel passato renderci conto come le fakes news possono essere insidiose per disorientare le persone ed alimentare psicosi, rabbia, convinzioni infondate.
Le ultime vicissitudini vissute sulla idoneità dei vaccini in generale e tra di essi di più di qualcuno di questi dolosamente dichiarati pericolosi, sono la dimostrazione di come possano influenzare nei comportamenti le persone, ed addirittura i programmi dei singoli Stati. Il polverone che ha colpito Astrazeneca, indicata responsabile di trombosi così come i sospetti caduti successivamente su Johnson&Johnson per lo stesso motivo, hanno dato un saggio di come si possano gonfiare oltre misura le cautele sulla vaccinazione pur in presenza di un sparutissimo di singoli malori avuti tra milioni di vaccinati che probabilmente potrebbero rientrare più nella statistica dei colpiti correntemente da quella patologia che provocati dai vaccini.
Ed intanto questa bolla mediatica ha spinto molti a rifiutare la vaccinazione in generale, mentre i programmi tanto necessari per raggiungere la immunità di gregge si procrastineranno ancora una volta più in là nel tempo con danni incalcolabili per le vite umane, e per i costi economici per la sanità e per la ripresa piena della produzione di beni e servizi. Se poi torniamo ai primi mesi della pandemia, ricorderemo facilmente il negazionismo promosso da certi ambienti con ‘bufale’, arrivando sino in questi giorni a richieste incessanti di riaperture di ogni attività al di là di ogni oggettiva valutazione dei rischi ed opportunità.
Ebbene, queste esperienze spingono facilmente molti ambienti a richiedere norme draconiane come deterrente, ma dobbiamo stare attenti ad allestire soluzioni persino peggiori del male che vogliamo combattere. E’ importante responsabilizzare con sistemi efficaci e stringenti i big tech, con accordi e normative il più possibile validità e basi culturali ed etiche per le persone ed orientamento per la vigilanza per gli Stati. Ma sarebbe negativo affidare una materia così delicata ai giudici o divieti in generale, perché potrebbero essere usati dagli Stati come censura.
D’altronde si sa, essendoci convinzioni sempre più larghe di cittadini che vivono la ‘informazione storica’ come mezzo al servizio dei poteri forti, è meglio entrare nell’idea che il pluralismo dialettico nella ‘rete’, può sviluppare positivamente il senso critico dei cittadini. Si può dunque dire che la verità assoluta non potendola assicurare nessuno, è più saggio affidarsi alle complesse ma più sicure vie della Democrazia ed alle sue palestre da tenere sempre più efficienti e vigili.