Ogni giorno che passa, la situazione in Ucraina si fa sempre più drammatica. Non solo i venti di guerra sembrano essere sempre più forti, ma è stato minacciato anche il ricorso alle armi nucleari. L’uso delle armi è sempre una follia, l’utilizzo di qualsiasi arma è un delitto contro l’umanità, ma l’eventuale utilizzo delle armi nucleari porterà alla distruzione di interi territori, una devastazione totale. E’ un atto contro la vita e la civiltà. E’ per questo motivo che, come Comunità Papa Giovanni XXIII, insieme all’Azione Cattolica, alle Acli, al Movimento dei Focolari e a Pax Christi, abbiamo firmato un appello congiunto rivolto al Governo e al Parlamento italiano perché dicano no alle bombe nucleari sul nostro territorio, a Ghedi e ad Aviano. Abbiamo unito le voci di tanti associazioni, dei giovani ma anche delle istituzioni, affinché si levi questo grido, perché ci sia un sussulto per la vita e non per la morte. La guerra, basta guardare la storia dell’umanità, ha portato solo devastazione e morte.
Una guerra, quella in Ucraina, che sta causando molta sofferenza. L’Ue si mostrata compatta nel decidere di aiutare un Paese martoriato dalle bombe e dai combattimenti; da molti Stati sono partiti aiuti umanitari, ma anche carburante e armi. Non penso che inviare armi sia una scelta che aiuta la risoluzione del conflitto. Noi dobbiamo sicuramente accogliere i profughi, ma anche sostenere chi vuole rimanere in Ucraina, inviando cibo, medicinali, abiti caldi, coperte. Rispondere alle armi con le armi, non è mai la scelta giusta. Sarebbe bello se i giovani si mobilitassero per andare in quel Paese e manifestare pacificamente, come noi facciamo con l’Operazione Colomba in diverse zone di conflitto. Bisogna puntare molto sulle sanzioni economiche contro la Russia per far sì che si fermi questa follia. Questo però non è scontato e bisogna anche dire che le sanzioni ricadrebbero anche sul popolo russo che, come abbiamo visto, subisce la scelta di Putin, non vogliono la guerra e manifestano in strada per la pace, rischiando di essere arrestati. Ci sono due popoli che soffrono.
Lo scoppio della guerra ha causato già più di un milione di sfollati, molti ucraini si sono rifugiati nei Paesi dell’Ue che si trovano al confine con l’Ucraina. Questi Paesi hanno fatto benissimo ad aprire le loro frontiere e ad accogliere quanti scappano, ma bisogna ricordare che ci sono altre persone che, come loro fuggono da Paesi in guerra, e sono bloccati al confine tra gli Stati. Sono molti i profughi bloccati sulla rotta balcanica, molti quelli che continuano a morire nel Mediterraneo. Si ha la sensazione, purtroppo, che ci siano delle persone di serie a e altre di serie b. Questo dovrebbe far riflettere molto. Ci sono molti pregiudizi su molte etnie, religioni, vengono visti come nemici. E’ grave. L’accoglienza dei profughi ucraini è un atto nobilissimo, respingere gli altri è un atto da deplorare. L’Ue dovrebbe arrivare a una politica comune sull’immigrazione.
In questi anni, l’Unione europea è stata stimolata da diversi fattori a diventare sé stessa. Prima dalla pandemia Covid-19, poi la crisi economica, ora questa guerra in Ucraina: eventi che costringono il Vecchio Continente a scegliere di unirsi sui valori fondamentali, quei valori che si rifanno a un’antropologia cristiana, del rispetto dell’uomo, delle comunità, dei singoli popoli. L’Europa, anche in questo caso ha una sua responsabilità, perché più volte – in altre situazioni in cui erano intervenuti la Russia e Putin – ha chiuso un occhio. Oggi si ritrova a dover far fronte alla somma dei problemi mai affrontati in precedenza perché era più concentrata sulle proprie divisioni che non sull’essere una comunità.