Ogni occasione di preghiera e incontro comunitario anticipa il paradiso ed è il cuore pulsante della Chiesa. E’ il centro spirituale e materiale di confronto e condivisione per una comunità unita nelle gioie e nei dolori, nelle speranze e nelle preoccupazioni, legate ancora alla pandemia e alle sue conseguenze in campo psicologico, sociale e religioso, a cui si aggiungono i drammi della guerra in Ucraina e in altri paesi e le molteplici povertà vecchie e nuove. L’esperienza del cielo, anticipata dalla celebrazione della divina eucaristia, non ci estranea dalla storia, ma dà vigore ed entusiasmo al nostro operare sulla terra.
Ciascuna diocesi come Chiesa locale, è esperienza di fede vissuta comunitariamente, è un evento di grazia e di salvezza che avviene nella storia di un popolo che cammina insieme in un tempo e in un luogo particolari. Gli Atti degli Apostoli raccontano la Chiesa-madre di Gerusalemme, che ha la sua prima cattedrale nel Cenacolo. Essa come ogni comunità cristiana si regge su quattro colonne. La prima è l’insegnamento degli apostoli testimoni diretti del Signore da cui scaturisce il religioso ascolto e l’obbedienza della fede, da interiorizzare con un impegno serio e continuativo. La seconda colonna è la comunione, che si esprime nell’accoglienza reciproca e nella carità operosa, testimoniata concretamente dalla libera condivisione dei beni materiali e spirituali. La terza colonna è l’Eucaristia, memoriale della resurrezione di Cristo, radice dell’unità fraterna, che si esprime nella condivisione del cibo materiale con letizia e semplicità di cuore. La quarta colonna è l’assiduità alle preghiere pubbliche alimentate dalla meditazione orante della parola di Dio a livello personale.
Nel riunirsi dei fedeli, Dio opera segni e prodigi, rinsalda e fa crescere la comunità e disperde le forze disgregatrici. Ne nasce una vita bella, che sa affrontare le vicende umane, nella loro alternanza tra gioie e dolori, alla luce del Vangelo, senza fughe dalla realtà, ma con la gioia pasquale nel cuore che irradia una speranza indistruttibile di vita senza fine. Nella prima lettera ai Corinzi san Paolo definisce i cristiani edificio di Dio e “tempio di Dio” perché lo Spirito di Dio abita in noi. La Chiesa si presenta come una costruzione compatta, edificata sull’unico fondamento che è Cristo, nella quale l’amore infinito di Dio si manifesta mediante i rapporti nuovi che si instaurano tra i suoi membri. Ai tempi di Paolo “apostolo delle genti” e in ogni epoca. Ciò vale soprattutto per i giovani, che hanno una capacità di coinvolgimento e un linguaggio di comunicazione differenti.
Le nuove generazioni, infatti, devono essere valorizzate e avere un maggiore spazio all’interno delle comunità per essere attrattive verso i loro coetanei. Offrendo incontri con personalità carismatiche che siano testimoni credibili. Risulta importante la sinergia tra Chiesa, famiglie, scuole e associazioni operanti sul territorio. E’ necessaria la collaborazione fra le parrocchie, le diverse aggregazioni laicali, incrementando le mutue relazioni con i membri degli istituti di vita consacrata per superare il campanilismo e le sterili rivalità con gli appartenenti ad atre confessioni cristiane. Aspetti negativi che non ci permettono di identificarci nell’appartenenza ad un’unica Chiesa di Cristo. Per quanto riguarda i rapporti fra chierici e laici c’è bisogno del superamento del clericalismo, che impedisca che i presbiteri si considerino padroni della fede delle persone e non collaboratori della loro gioia (cfr. 2 Cor.1,24). E’ indispensabile che i parroci siano vicini a tutti i parrocchiani e non solamente al circolo chiuso dei loro stretti collaboratori. Occorre aiutare i fedeli a riscoprire il dono della fede battesimale e la sua importanza. Nella consapevolezza che la vocazione cristiana è per sua natura vocazione alla missione.