Editoriale

Una “pasquetta” dinnanzi a un nemico invisibile

Una celebrazione strana quella della Pasqua e della Pasquetta quest’anno, tappati in casa, mentre fuori le Forze dell’ordine, con droni ed elicotteri, controllano il territorio come in un surreale coprifuoco diurno. Senza una guerra armata o minaccia di terrorismo, ma per impedire che un super microscopico nemico invisibile continui a mietere vittime. Essendo chiusi i tabaccai e i supermercati non è possibile, anche se invitati dal suono delle campane a festa, neanche andare in una chiesa aperta ma deserta, per una fugace visita al SS. Sacramento o per mandare un bacio da lontano ad una immagine di Cristo o della Madonna, che gli altri anni venivano portati in processione.

Mi ha scritto un funzionario della Polizia di Stato: “Per me è ha rappresentato una grande sofferenza non poter portare la statua di Cristo, che hanno portato prima di me mio padre e mio nonno”. Anche sotto un divisa c’è una fede da tramandare, un’anima, un grande cuore. Diversi parroci della mia diocesi mi hanno comunicato che sono stati i carabinieri o i poliziotti a raccogliere fondi per le famiglie in difficoltà e a rendersi disponibili a distribuirli. La domenica di Pasqua Cristo è risorto a porte chiuse per i pochi eletti che hanno potuto fare da ministri, mentre la gran parte dei fedeli si è dovuta accontentare di seguire le celebrazioni in tv o via web.

Le funzioni della Settimana Santa, soprattutto quelle presiedute da Papa Francesco , secondo i dati Auditel, hanno raggiunto il record di ascolti non solo per la RAI ma anche per TV 2000, la cui rete sta andando molto forte con le  varie trasmissioni di preghiere e di catechesi. A questi dati  bisogna aggiungere  quelli delle le messe trasmesse dalle radio e televisioni locali e quelle trasmesse in streaming. Ho ricevuto un messaggio dalle Filippine da parte di un prete siciliano che presta servizio in quel Paese.

Mi ha scritto: “Mentre tenevo l’omelia nella chiesa deserta avevo la percezione fortissima, bruciante, di essere strumento di una Comunicazione che mi superava infinitamente… ma che non ci schiaccia dall’alto, penetrando, invece, misteriosamente nei cuori… I tanti messaggi ricevuti nella giornata di oggi mi hanno confermato in questa percezione, di cui non mi attribuisco alcun merito. Stiamo vivendo un momento decisivo. Oltre al bisogno di risposte di ordine sanitario, economico e sociale, la gente dà segni credibili di spiritualità autentica. In tanti si interrogano di nuovo, o forse per la prima, vera volta, sul significato ultimo dell’esistenza. C’è una domanda diffusa di trascendenza. C’è sete di fede. C’è fame di di speranza… che si dilata dai bisogni di quaggiù alla ricerca di senso ultimo, di quella Luce che sia capace di squarciare il buio dell’angoscia e le ombre della morte. Si riscopre il bisogno di una pienezza diversa, che le pretese di autosufficienza immanente e le illusioni effimere dell’opulenza consumistica, oggi smascherate, non possono assicurare”.

Oggi si festeggia in modo diverso dal solito la cosiddetta “pasquetta”, che ha tradizionalmente un carattere più laico e mangereccio, anche se alcuni ricollegano la gita fuori porta all’episodio dei discepoli di Emmaus, che Gesù incontra fuori dalle porte di Gerusalemme e ai quali si manifesta nel gesto di spezzare il pane. Il giorno di pasquetta come giorno festivo venne introdotto in Italia all’indomani del secondo dopoguerra, in un periodo di boom economico, per allungare le vacanze pasquali e dare un giorno di riposo a coloro che lavoravano alacremente per la ricostruzione. Quest’anno paradossalmente, in un periodo nel quale alla pandemia del coronavirus si accompagna una grave crisi economica con all’orizzonte la recessione, la pasquetta si festeggia chiusi in casa e c’è una prolungata vacanza dal lavoro. Molte famiglie sperimentano gravi disagi e mancano del necessario per vivere. Si rivolgono alle Caritas e alle associazioni di volontariato i vecchi e i “nuovi poveri”, che non possono collegarsi “on line” con il sito del comune per prenotare i buoni pasto e i cui figli non possono seguire le lezioni a distanza.

In un tempo nel quale non sono risparmiate sofferenza, paura, incertezza sul futuro, si cerca disperatamente un’informazione che mostri la fine dell’incubo, la luce in fondo al tunnel. Nel dire e nel sentire comune il leitmotiv è “Andrà tutto bene!”. Ce lo auguriamo di cuore. Ma da credenti dobbiamo aggiungere: andrà tutto bene perché la nostra speranza è in Cristo Risorto, perché egli ci dà la certezza che Dio ci vuole veramente bene.

mons. Michele Pennisi

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