I Magi erano persone colte e religiose, venivano dalla Persia, l’attuale Iran o paesi limitrofi e c’era in loro un desiderio forte di incontrare Dio, per questo si mettono in cammino. Ma Dio li ha preceduti, attirandoli a sé. Essi scrutavano gli astri per capire e per vedere, finché hanno individuato la stella e l’hanno seguito fino a Gerusalemme e hanno chiesto dove fosse il re dei Giudei che era nato. Guidati ancora da questo segno luminoso, entrarono nella casa dove si trovavano Giuseppe, Maria e Gesù; videro il bambino con sua madre e prostratisi lo adorarono.
Il cammino esteriore di quegli uomini era finito, ma a questo punto per loro cominciò un nuovo cammino, un pellegrinaggio interiore che cambiò la loro vita. Erano aperti, desiderosi, semplici: non cercavano se stessi. Dal profondo del loro intimo erano alla ricerca della giustizia che doveva venire da Dio e volevano servire quel Re, prostrarsi ai suoi piedi e così servire al rinnovamento del mondo.
I Magi sono tre persone storicamente esistite, venute ad adorare il Signore. Inoltre, sono anche un po’ quel tipo di uomo che per sua natura è inquieto, ma di un’inquietudine che viene dal bisogno di andare verso quell’oltre che costituisce il termine dell’esistenza umana. L’uomo è un essere che cerca sempre un oltre. La nostra Epifania è la manifestazione di Cristo.
Quella luce è apparsa dentro di noi anche nel buio della nostra vita. Ma allora si crea in te un bisogno nuovo, un bisogno di lasciarti compenetrare da questa luce, un bisogno di prostrarti, di adorare. La disponibilità ad incontrar Gesù si vede dalla ricerca di Gesù. I Magi appartenevano a quel genere di persone che hanno fame e sete della giustizia. Ora che l’avevano trovata, ritornavano a casa per viverla.