Ed ecco che l’attuale legislatura viene interrotta da giochi spregiudicati fatti sopra la testa degli italiani, provocata dagli stessi soggetti politici che l’hanno condizionata al punto di farla diventare tra le più precarie dalla nascita della Repubblica. Con quest’ultima crisi, è la terza che questi partiti hanno provocato con l’aggravante che questa volta l’hanno voluta per rimuovere una personalità di prim’ordine mondiale, e perciò moltiplicando con cinismo le già enormi difficoltà dei dossier interni ed esterni da fronteggiare. È stato agghiacciante assistere l’altro ieri alla messa fuori gioco di Mario Draghi come se si trattasse una persona qualunque. È stata, bisogna sottolineare, la rivincita della mediocrità e probabilmente il delitto su commissione di realtà che hanno sofferto l’ingombrante ritorno dopo un quarto di secolo dell’Italia al centro delle decisioni europee ed atlantiche.
E però ci ritroviamo esasperate tutte le urgenze imposte dal PNRR ed emergenza energetica, dell’inflazione e del costo del debito, della tenuta delle nostre imprese e della occupazione. Dovremo fare i conti ancor più impegnativi con gli speculatori finanziari che già annusano l’Italia come una preda facile da azzannare, priva com’è di una grande guida, e per di più in preda all’autolesionismo. Le vicende che stiamo valutando peseranno sensibilmente sulla volontà degli europei ed altri alleati storici di assicurare ancora i loro aiuti chiudendo gli occhi, come è accaduto sinora, sulla tendenza italica a vivere fuori dalle regole. Penso che peserà maggiormente anche nella volontà degli autocrati internazionali di scommettere ed investire su un varco così invitante com’è l’Italia, ove poter infiltrare ulteriori cavalli di Troia.
Infatti chi esulta in queste ore, sono in prevalenza le forze in un modo o in un altro sperimentati amici in Italia di Putin. Dunque si è deciso improvvidamente di andare anzitempo in campagna elettorale, ed allora, sperando che avvenga in tempi rapidi per evitare vuoti di poteri, è un bene per tutti che alla base del confronto tra forze politiche ci siano essenzialmente 2 posizioni chiare: quella di chi sinora ha sostenuto l’agenda Draghi sulle opzioni sociali, economiche, ed europeiste, atlantiste; l’altra che l’ha avversata e che comunque l’ha fatta saltare. Che avvenga in questo modo potrà essere un’occasione per l’Italia di non continuare a vivere nella confusione.
Abbiamo dunque bisogno che la scelta di chi si candida a governarci possa farsi su opzioni chiare e comprensibili: su chi intende subito nettamente smaltire il debito per destinare gli interessi recuperati agli investimenti produttivi, chi vuole ridurre le tasse eliminando la spesa improduttiva, le elargizioni di Stato, e introitando ulteriori entrate dalla maggiore produttività di sistema. Insomma l’idea che la classe dirigente per servire il popolo deve rischiare la Popolarità è il requisito base per chiudere la stagione nefasta di privilegiare gli interessi di partito scaricando gli effetti negativi sui cittadini.