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“Un pasto al giorno”: non elemosina, ma intervento salvavita

Foto © Apg23

Il 21 e il 22 settembre, tutti i membri e i volontari della Comunità Papa Giovanni XXIII, si ritroveranno nelle piazze italiane con “Un Pasto al giorno“, un’iniziativa solidale che risponde ad un interrogativo disperato: “Cosa posso fare io per impedire che nel mondo, nel 2024, ci siano ancora persone che muoiono di fame?”. E’ assurdo che questo sia oggi possibile. Basta abbassare di poco la guardia e il numero delle persone che muoiono di fame torna a salire vertiginosamente.

Non è vero che non possiamo fare niente. Potremmo pensare che una piccola donazione sia solo una goccia, ma è vitale: contribuisce a salvare una persona, è una vita strappata a questo flagello. La manifestazione di cui saremo protagonisti ha come obiettivo quello di raccogliere dei fondi che andranno a sostenere le missioni all’estero che sono in prima linea nel contrasto alla malnutrizione per dare immediatamente un piatto di cibo e, successivamente, cure mediche, istruzione, formazione. E’ indispensabile avere chiaro che non si tratta di elemosina, ma di un intervento salvavita perché il flagello della fame è devastante in tante parti del mondo.

Nel mondo occidentale, pensiamo molto poco a questi temi: è molto il cibo che sulle nostre tavole viene quotidianamente sprecato. Un aspetto su cui ci invita a riflettere Papa Francesco con la “Fratelli tutti“, l’enciclica in cui ci esorta a prenderci cura del creato e a condividere le risorse. Se rinuncio a qualcosa di mio, acquisto un po’ meno di cibo e quella cifra che ho risparmiato la dono per aiutare coloro che non hanno niente, mi educo a un rispetto del creato e di tutta l’umanità.

Come cristiani, non ci viene chiesto di fare solo un’offerta in giorni particolari, ma di impegnarci costantemente tutto l’anno, di modificare il nostro comportamento, di risparmiare e non sperperare le risorse. E poi restuire ciò che ho accantonato a chi ne ha bisogno: sarebbe molto significativo, un segno della nostra rieducazione ad essere veramente fratelli tutti, come ci insegna Papa Francesco.

Matteo Fadda: