Il periodo del lockdown legato all’emergenza del Coronavirus ci ha raccontato tantissime storie. Sono tanti i drammi e tante le sofferenze che abbiamo avuto modo di testimoniare. Ma sono state anche tante le storie di speranza, di solidarietà, di impegno civile che l’emergenza ha portato con se. Tra queste mi ha molto colpito la storia di alcune signore trentine che si sono costituite in un’associazione dall’acronimo molto ironico e particolare: si chiamano VIP ma non sono delle Very Important Person, bensì delle… Vispe In Pensione.
Cosa hanno inventato queste signore? Un giro di telefonate tra di loro durante i giorni più oscuri ed è arrivata la decisione di mettere insieme il proprio talento per realizzare una coperta di 115 metri quadrati con l’intento simbolico di abbracciare tutte le persone che hanno sofferto solitudine, isolamento e malattia durante i mesi dell’emergenza e del lockdown. Le “Vispe in pensione”, che oltre ad essere brave nel tessere hanno anche una discreta genialità nel dare un nome alle loro iniziative, hanno lanciato questo progetto come “Il filo che ci unisce” ed hanno coinvolto nel maxi lavoro a maglia le donne di diversi paesi della provincia.
I contatti non sono avvenuti soltanto via telefono ma anche attraverso un uso sapiente dei social. E così dell’attività fervente nelle case di queste signore trentine è rimasta una bella documentazione fotografica che le vede protagoniste ed una sfilza di commenti e ringraziamenti con parole ed espressioni che scaldano il cuore. Ne è nato un circolo virtuoso: le nonne hanno contagiato con il loro entusiasmo tante altre persone più giovani che si sono sentite coinvolte in questo progetto ed hanno partecipato con entusiasmo al “filo che ci unisce”. Il prodotto finale è una grandissima coperta colorata, del peso di circa due quintali, che sarà esposta sabato prossimo nella piazza di Tuenno con contributi di altri cittadini di Coredo, Cles, Mezzocorona, Trento, San Martino di Castrozza, Rovereto, Castel Tesino, Civezzano, Besenello, Cagnò,Casez, Tregiovo, Cis, Mechel.
Abbiamo voluto raccontare questa esperienza per dire che la solidarietà viaggia spesso con due ali: la fantasia e l’amore. La fantasia che ha dato a queste signore la creatività giusta per realizzare un gesto simbolico di grande effetto emotivo. L’amore è il sentimento che ha ispirato l’iniziativa, e quindi il desiderio di voler essere vicini a tutte le persone che hanno sofferto malattia e solitudine durante le terribili giornate dell’emergenza. Un esempio da seguire perché basta davvero un piccolo gesto per portare amicizia, calore e solidarietà.