“L’egoismo non genera riscatto civile. Può dare a qualcuno l’illusione di farcela da solo, mentre altri soccombono”. È uno dei passaggi più significativi del discorso con il quale il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha aperto l’edizione numero 37 del Meeting per l’amicizia fra i popoli. L’importante appuntamento organizzato da Comunione e Liberazione alla Fiera di Rimini dal 19 al 25 agosto quest’anno ha come titolo “Tu sei un bene per me”. Sono previsti 106 incontri, 271 relatori, 18 esposizioni, 14 spettacoli, 22 manifestazioni sportive e 2.190 volontari.
I dibattiti, come al solito, sono molto ricchi e stimolanti, con una nutrita partecipazione di personalità provenienti dai più svariati ambiti. Incontro tra popoli e culture come chiave per affrontare sfide e minacce dell’attuale epoca a cominciare da terrorismo e flussi migratori; giovani e mondo del lavoro, agricoltura sociale, demografia; esperienze di istituti carcerari che riabilitano le persone; giustizia e separazione dei poteri dello Stato. Sono questi alcuni dei principali argomenti del palinsesto, riservando ampio spazio anche alla figura di Madre Teresa di Calcutta a pochi giorni dalla canonizzazione prevista per il 4 settembre.
Gli organizzatori hanno focalizzato subito la centralità del tema dell’accoglienza, dell’apertura all’altro, l’immigrato ma non soltanto. Se tale aspetto, hanno osservato, non diventa una “modalità di costruzione sociale, civile e politica” l’Europa è destinata a sfaldarsi smarrendo la sua identità. Il capo dello Stato ha evidenziato proprio come “il confronto e l’accoglienza di culture e storie diverse” siano ancora la base dell’Italia sebbene “nuove diseguaglianze” stiano emergendo. “Spesso – ha aggiunto – sono proprio i giovani a pagarne il prezzo più alto. Occorre ricominciare a costruire ponti e percorsi di coesione e sviluppo. Occorre rendersi conto che vi è un destino da condividere”.
Papa Francesco, in un messaggio firmato dal segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, ha ravvisato nell’individualismo esasperato, nel “chiudersi e considerare gli altri un fastidio”, le cause che indeboliscono il “desiderio” di una serena convivenza tra i popoli.
Le parole d’ordine indicate dal Pontefice sono apertura, dialogo e ricchezza nella diversità, assieme alla “chiarezza della propria identità” e alla “disponibilità, a mettersi nei panni dell’altro per cogliere, al di sotto della superficie, ciò che agita il suo cuore, che cosa cerca veramente”.
La diversità, infatti, se avvelenata da ignoranza e pregiudizi, viene spesso vissuta come una privazione o una limitazione personale e collettiva. Da questa chiusura scaturisce solo divisione, odio e razzismo oppure, nel migliore dei casi, indifferenza e insofferenza. Il dialogo, invece, è sempre il primo e il più importante passo per la costruzione della pace e della libertà. Quando gli individui e le società rinunciano a incontrarsi non accettando di ascoltarsi spingono l’umanità verso divisione, intolleranza e ignoranza. I conflitti di civiltà si espandono proprio a causa del rigetto di un dialogo che invece risulta insostituibile per conoscersi e superare le paure reciproche.
Nonostante gli elementi negativi, vi sono segni di speranza e di ottimismo: nell’uomo c’è ancora tanto entusiasmo nel fare e condividere il bene. Solo in questo modo non si perderà mai la forza e la voglia di sognare, il desiderio di verità, l’amore che non delude e la giustizia che non illude. Il Meeting, senza dubbio, ha sempre cercato di creare un clima aperto e favorevole al confronto, all’interno delle diverse anime della cristianità, ma anche nel variegato panorama di fedi e culture, continuando a rappresentare un luogo importante di scambio sui valori comuni a ogni persona.
I tanti spunti, i messaggi e gli appelli di questi giorni acquistano poi un reale significato nella misura in cui vengono concretamente tradotti nella quotidianità, perché il sentire comune e conseguentemente la politica possano intervenire per apportare veri benefici all’intera società.