Avere sete. Una sete di felicità, che non dà tregua, una sensazione sempre più arida nel deserto che spesso è la nostra vita. Allora cerchiamo qualche cosa che ci aiuti, una fonte che possa darci un po’ di sollievo, che anche solo per poco renda meno dura la vita.
Finché non ci incontriamo, come questa donna samaritana, con Gesù. Lei lo incontra alla fonte, dove andava per dissetarsi, a prendere un po’ di acqua. Però quest’acqua finisce presto e deve tornare ancora al pozzo a cercare qualcosa che la sollevi dall’aridità, per poi dover tornare di nuovo.
Quel giorno accade qualcosa di nuovo: trova Gesù. Lui le chiede di dargli da bere: subito la donna si stupisce molto perché i giudei non parlavano con i samaritani, li consideravano eretici: perché i samaritani dicevano che non si doveva adorare nel tempio di Gerusalemme, ma sul monte Garizim. Ma Gesù non ha schemi, è venuto per salvare tutti.
La donna samaritana di questa domenica siamo io e te, a cui Gesù chiede “dammi da bere”. A me? Come mai? Perché Gesù deve aprirci gli occhi, svelarci che l’acqua che crediamo ci stia dissetando – i nostri affetti, soldi, lavoro, successo, vacanze…- non sazierà mai la nostra sete profonda, il nostro cuore.
Per questo Gesù parla alla donna dei suoi mariti: perché in ebraico “baal” significa “marito”, ma anche signore, padrone. Gesù quindi oggi ci vuole domandare: “Chi è oggi il tuo marito, il tuo baal, colui in cui cerchi la vita, colui che ti dà quest’acqua per dissetarti? Dove pensi che possa trovare il senso della vita, la felicità? Ma poi torni a servirlo, perché la sete non si estingue…”.
Gesù ci dice “se tu conoscessi chi ti dice questo”: se noi conoscessimo Gesù, non avremmo bisogno di cercare sempre queste acque che non ci dissetano mai fino in fondo, anzi ci schiavizzano, ma la chiederemmo a Lui. E Da Gesù riceveremmo un’acqua viva, un’acqua che zampilla per la Vita eterna.
Gustare quest’acqua che Cristo ci dona significa estinguere quella sete profonda che portiamo tutti dentro. Chi beve l’acqua che ci dà Gesù Cristo non avrà più bisogno di altro.
Forse anche noi come la Samaritana non ci rendiamo conto dei nostri baal: potresti dire “io non ho marito”, non ho padroni, non ho idoli. E allora mi spieghi perché hai sempre quella tristezza dentro, quella paura del domani, quell’ansia che ti divora…? Non ha un marito, ma cinque, ci dice Gesù!
Siamo chiamati tutti, anche gli sposati, ad avere un altro sposo, un solo marito, un solo Signore: Gesù Cristo. Ad avere con Lui un rapporto intimo, di confidenza e dialogo, perché Lui solo sa parlare al nostro cuore. Solo così gusteremo l’acqua che zampilla per la vita Eterna, una felicità profonda che nasce dal sentirsi amati da sempre.
Gesù indica la strada per trovarlo. Ci chiama, come la samaritana a seguirlo, “in Spirito e verità”: ad avere un nuovo rapporto con Lui, non più fondato sui nostri sforzi, ma sulla scoperta del Suo amore, che disseta e alimenta.