La libertà di manifestare e di esprimere le proprie idee, i propri convincimenti, i propri valori è uno dei capisaldi della democrazia e dei moderni ordinamenti democratici. Per questo, ogni volta che una manifestazione sfocia in violenza, ogni volta che questo diritto sacrosanto viene limitato, veniamo percorsi da sentimenti di sdegno e di condanna. Uccidere ad una manifestazione antirazzismo, poi, ci inorridisce almeno tre volte: per la violazione del diritto alla vita, per la limitazione della libera manifestazione del pensiero e per il calpestamento del diritto di uguaglianza.
Sono questi i pensieri che ci animano mentre continuano ad arrivare notizie drammatiche da Seattle dove è stato ucciso un ragazzo di sedici anni ed un altro di quattordici è stato ricoverato in terapia intensiva dopo una sparatoria nella zona vicina al Congresso occupata dai manifestanti che protestano per la morte di George Floyd. E’ la quarta sparatoria che funesta negli ultimi dieci giorni una zona presidiata da manifestanti pacifici che si autogestiscono. Lo scorso 20 giugno un ragazzo di 19 anni è stato ucciso ed un uomo di 33 anni è rimasto ferito; il giorno successivo un 17enne è stato ferito, e la stessa cosa è accaduta due giorni dopo ad un’altra persona. Per questo si sta valutando di smantellare la zona dove è stato creato un enorme murales che riporta il nome del movimento “Black Lives Matter”.
Il sentimento che ci angoscia è che la moltiplicazione di violenze e di morti è evidentemente un segnale di non normalità, di un malessere profondissimo e di una tensione molto elevata che impedisce al confronto democratico ed al dialogo di prendere il sopravvento. L’auspicio è che occorra affiancare alla condanna a parole di ogni forma di razzismo, alla memoria delle ingiustizie e delle vittime di queste violenze, una volontà reale di cambiare le cose, di alimentare un dibattito virtuoso capace davvero di incidere nelle decisioni dei governi e delle istituzioni democratiche affinché non si verifichino più episodi di violenza e l’uguaglianza tra persone sia reale e garantita dalla politica, dall’economia e dalla società. Diversamente ci troveremmo di fronte a vuote manifestazioni di principio, sempre esposte al rischio di essere ignorate e calpestate o, peggio ancora, strumentalizzate.