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Le tre parole chiave del nuovo codice dei contratti pubblici

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Il nuovo Codice dei contratti pubblici nasce con l’intento di costituire una cornice di “sistema” in materia di contrattualistica pubblica allo scopo dichiarato – nella pregevole Relazione illustrativa predisposta da una Commissione speciale di magistrati e professori universitari esperti e presieduta dal compianto Presidente del Consiglio di Stato Franco Frattini – di semplificazione, accelerazione, digitalizzazione, tutela dei lavoratori e delle imprese.

La menzionata Relazione si pone l’obiettivo di raccontare la storia delle procedure di gara, supportando le pubbliche amministrazioni e gli operatori economici, in ogni singola fase del procedimento, dalla programmazione e progettazione sino alla aggiudicazione e all’esecuzione del contratto. Per realizzare tale ambiziosa meta la Relazione di accompagnamento costituisce un vero e proprio manuale operativo per interpretare e utilizzare il nuovo codice. In tale funzione di indirizzo attuativo le indicazioni presenti nella Relazione sostituiscono le “linee guida non vincolanti” previste nel previgente codice (d.lgs. n.50 del 2016. Ecco perché il nuovo Codice viene definito auto applicativo. Inoltre, si realizza la c.d. delegificazione in quanto si è scelto un Testo che non preveda rinvii a ulteriori provvedimenti attuativi, essendo immediatamente “attuativo” e consentendo una piena conoscenza dell’intera disciplina della contrattualistica pubblica.

Un pilastro fondamentale del nuovo Codice è il principio di fiducia nell’azione amministrativa, declinazione diretta dell’art. 97 della Costituzione, che stabilisce il buon andamento e imparzialità dell’azione dei pubblici poteri. La fiducia sostituisce quel senso di disagio che aveva attraversato i funzionari pubblici nell’era della “cultura del sospetto” e che oggi sembra definitivamente abbandonata dal nuovo approccio normativo. L’intento è quello di incoraggiare e accentuare lo spazio di discrezionalità e i poteri di valutazione delle pubbliche amministrazioni. Ciò al fine di superare il fenomeno della c.d. paura della firma che ha comportato ritardi e inefficienze nell’affidamento e nell’esecuzione dei contratti, generando “a cascata” la mancata realizzazione di opere pubbliche e prestazioni sociali. Diversamente, si mira ad incentivare e premiare il funzionario che raggiunge il risultato. La burocrazia difensiva ha, infatti, rappresentato un serio ostacolo per l’attuazione del principio del risultato, ulteriore caposaldo nel nuovo assetto ordinamentale. In questa direzione si muove il principio contenuto nell’art. 1, comma 3 del Codice che si propone di perimetrare il concetto di colpa grave, ai fini della responsabilità amministrativa dei funzionari sottoposti alla responsabilità erariale.

Nell’art.1, comma 1 trova codificazione il principio del risultato e l’enunciazione dell’interesse pubblico primario di stazioni appaltanti ed enti concedenti: l’affidamento del contratto e la sua esecuzione devono avvenire con la massima tempestività e il miglior rapporto tra qualità e prezzo, sempre assistiti da legalità, trasparenza e concorrenza. Il codice, a tal proposito, sottolinea come i principi di concorrenza e trasparenza costituiscono non il fine dell’azione pubblica ma, come è giusto che sia, il mezzo in vista del raggiungimento del risultato “virtuoso” che aumenti la qualità delle prestazioni pubbliche.

Certamente si tratta di un testo normativo che si prefigge di descrivere una codificazione di settore attraverso frasi e parole che rendono comprensibile ogni singola disposizione, superando la frammentarietà delle sue parti e connettendole tra loro. Del resto, come si comprende dalla composizione della Commissione speciale, la redazione del Codice è stata affidata, oltre che a giuristi di chiara fama e consolidata esperienza nel settore, anche ad esperti di drafting e ad un accademico della Crusca, quest’ultimo con il compito di “tradurre” in un linguaggio più semplice e chiaro espressioni della “micro-lingua” giuridica che presentano maggiori difficoltà  di comprensione per il cittadino comune.

Il mutato modello di riferimento tradotto nel nuovo Codice è anche collegato alla realizzazione delle infrastrutture contenute nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, secondo la tempistica imposta dalle istituzioni eurounitarie. Entro il 2026 occorre completare il grande Piano di investimenti che l’Italia è chiamata ad attuare. Per la “messa a terra” degli appalti pubblici occorre una macchina amministrativa veloce e snella. Ma occorre, soprattutto, concretizzare il sistema di qualificazione delle Stazioni appaltanti e un modello di formazione permanente che metta il funzionario pubblico e l’operatore economico privato nelle condizioni di cogliere le straordinarie opportunità legate alla digitalizzazione, consentendo una piena interoperabilità delle banche date pubbliche, basate sul principio dell’once only, ossia dell’unicità dell’invio di dati e informazioni alle pubbliche amministrazioni. Insomma, bisogna creare un rapporto tra PA e cittadino basato sull’empatia e sulla reciproca fiducia. Ingredienti necessari per rendere la Repubblica all’altezza delle imponenti sfide imposte dal delicatissimo contesto internazionale.

Ida Angela Nicotra: