Supportare i genitori è una priorità sociale

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Essere genitori, secondo la definizione dello scrittore David Grossman, è il compito più difficile e con maggiori responsabilità che si possa affrontare nella vita. Un antico proverbio africano esprime questo concetto con un’immagine suggestiva: “Serve un intero villaggio per crescere un bambino”. Oggi ricorre la Giornata mondiale dei genitori e risuona quanto mai efficace l’insegnamento di Francesco. Le “linee guida” per una genitorialità che sia autenticamente posta a fondamento della società sono state condivise dal Papa con la European Parents Association (Epa), l’associazione dei genitori che rappresenta 150 milioni di persone. L’urgenza è dare ai genitori più forza per incidere nello sviluppo delle politiche e delle decisioni educative. Mai quanto oggi, infatti, c’è bisogno di promuovere, a partire dall’istruzione, la partecipazione attiva dei genitori e il riconoscimento del loro ruolo centrale come principali responsabili dell’educazione dei propri figli. Più che mai, inoltre, si sente (nella formazione e nella socializzazione) la necessità di perfezionare metodi educativi e buone pratiche contro fenomeni come il cyberbullismo. “Dio ha scelto i genitori per amarsi e trasmettere la vita.

Tutti siamo figli, ma diventare papà e mamma è una chiamata divina e una vocazione – afferma il Pontefice -. Dio è l’amore eterno che si dona incessantemente e ci chiama all’esistenza. È un mistero che la Provvidenza ha voluto affidare all’uomo e alla donna, chiamati ad amarsi totalmente e senza riserve, cooperando con Dio in questo amore e nel trasmettere la vita ai figli”. Dodici anni fa le Nazioni Unite hanno istituito il “Global Day of Parents” proprio per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni sulla necessità di affiancare e sostenere la genitorialità. Padri e madri vanno supportati comunitariamente nella crescita fisica ed emotiva dei figli. C’è bisogno, quindi, di un coinvolgimento individuale e collettivo nella formazione attiva di coloro che saranno gli adulti di domani. La società non può sottrarsi al dovere educazionale, alla cura e alla protezione dei piccoli. Nessuno di noi può fingere o illudersi che la questione non lo riguardi.

Apprezzare il ruolo e la funzione dei genitori comporta principalmente la vicinanza alle migliaia di famiglie dilaniate da guerre, calamità e povertà estrema. Per questo è necessario tutelare il diritto dei genitori a crescere ed educare i figli con libertà, senza essere costretti in nessun ambito, particolarmente in quello scolastico, a dover accettare programmi educativi che siano in contrasto con le loro convinzioni e i loro valori. “La sfida è grande – osserva il Papa -. La gioia di diventare genitori pone di fronte anche a compiti educativi per i quali spesso ci si trova impreparati”. Per esempio accudire con amore i figli e nello stesso tempo stimolarli a maturare e a diventare autonomi; aiutarli ad acquisire sane abitudini e buoni stili di vita, nel rispetto della loro personalità e dei loro doni, senza imporre le aspettative degli adulti; aiutarli ad affrontare serenamente il percorso formativo. E, ancora, trasmettere loro una positiva formazione all’affettività, difenderli da minacce quali, appunto, bullismo, alcol, fumo, pornografia, azzardo, droga. I valori non si impongono con le imposizioni, ma si trasmettono con la testimonianza. Nel momento attuale i compiti educativi si inseriscono in un contesto culturale difficile. Soprattutto in Occidente si diffondono a macchia d’olio il soggettivismo etico e il materialismo pratico.

“A volte la dignità della persona è solo proclamata a parole ma non rispettata nei fatti – ribadisce il Papa -. I genitori si trovano ogni giorno a dover mostrare ai loro figli la bontà e la ragionevolezza di scelte e valori che non si possono più dare per scontati. Come ad esempio il valore stesso del matrimonio e della famiglia, o la scelta di accogliere i figli come dono di Dio. Educare è umanizzare, rendere pienamente umani”. Jorge Mario Bergoglio è consapevole che di fronte a tante difficoltà i genitori possono essere “scoraggiati”. Quindi i papà e le mamme devono “sostenersi a vicenda” e accendere la “passione per l’educazione”. Oggi la cultura è cambiata, ma “le esigenze del cuore conservano un nucleo immutabile che prima o poi viene fuori anche nei figli”. Da lì bisogna sempre ripartire. Perché “Dio ha inscritto nella nostra natura le esigenze insopprimibili di amore, di verità, di bellezza, di relazionalità e di donazione”. Una priorità, dunque, che unisce istituzioni civili e religiose su scala planetaria.

L’Onu esorta a ricordare in particolare i genitori “della porta accanto” che con i loro sacrifici si mettono a disposizione per il bene comune. Tenere al bene di genitori e famiglie, infatti, vuol dire avere a cuore l’interesse di tutti. I governanti e la classe dirigente devono avvertire, quindi, la priorità di pensare attivamente alle politiche della famiglia e al benessere dei genitori perché solo così è possibile aiutare concretamente l’infanzia e l’adolescenza. “Il mancato sostegno dei genitori costituisce un rischio per il benessere emotivo e la salute dei figli e con loro, quello della società del futuro – avvertono le Nazioni Unite -. Introdurre buone politiche e pratiche a misura di famiglia significa salvaguardare le nuove generazioni e l’umanità nel suo insieme”. Educare un figlio non significa soltanto impartire conoscenze, ma anche instillare valori come la relazionalità, il rispetto, la cooperazione, la responsabilità, e il sacrificio per il bene comune. Questi valori, segnala papa Francesco, sono fondamentali per sviluppare individui affidabili, leali, e solidali.

“Diventare genitori è una delle gioie più grandi della vita”, che suscita “nuove energie, slancio ed entusiasmo”. Educare un figlio, evidenzia il Papa, è una vera opera sociale, perché significa formarlo alla relazionalità, al rispetto degli altri, alla cooperazione in vista di un obiettivo comune, formarlo alla responsabilità, al senso del dovere, al valore del sacrificio per il bene comune. Se i figli invece “crescono come isole” sono incapaci di “una visione comune”. Sono “abituati a considerare i propri desideri come valori assoluti”. Sono figli “capricciosi” e la società “si decostruisce, si impoverisce e diventa sempre più debole e disumana”. In risposta a questo diffuso disagio il Santo Padre ha lanciato il Patto educativo globale la cui missione è consolidare l’impegno comune con tutte le istituzioni che si occupano dei giovani. Per mettere al centro la famiglia e le sue relazioni.