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La straordinaria potenza di una piccola fede

Oggi la fede sembra essere un argomento sempre più sensibile e suscettibile. Spesso si desidera che venga confinata nella sfera privata e che lì rimanga. Di fronte ad eventi esterni difficili o a sviluppi incomprensibili, la fede diventa impotente: si affievolisce o in alcuni casi addirittura muore. Quante volte sentiamo dire: “Ho pregato tanto, ma senza risultato!” “Dov’era Dio quando è accaduta questa o quella atrocità o ingiustizia? Perché l’ha permesso e non è successo nulla?”.

Nel Vangelo di oggi, gli apostoli chiedono una moltiplicazione della fede. Nel testo del Vangelo di Luca, questa richiesta arriva in seguito all’annuncio di temi difficili e della necessità di perdono. Forse gli apostoli si sentivano umanamente impotenti di fronte a tali sfide? La fede sarebbe stata allora una via d’uscita dai condizionamenti e dal pensiero meramente umani. Non è forse così la nostra “lotta” con la fede? Giudichiamo le situazioni solo dal punto di vista umano. Quando ci sovrastano, ci facciamo prendere dal panico. Eppure, se crediamo veramente nel Signore Gesù e ci fidiamo di Lui, come Lui stesso ha detto, non abbiamo nulla da temere, tutto diventa possibile.

Ebbene, sì, per Lui – il Figlio di Dio Padre – è facile pronunciare queste parole, mentre per noi è difficile. Eppure, nel Vangelo di oggi sentiamo un’altra potente dichiarazione sulla fede, anch’essa pronunciata con sorprendente e sconcertante facilità. Parla della straordinaria potenza anche di una piccola quantità di fede: un seme di senape che strappa un gelso e lo trapianta nel mare. Un effetto spettacolare sebbene figurativo. Mostra al contempo sia la potenza della fede che la nostra piccolezza. Infatti, chi tra i cristiani oggi è in grado di interagire direttamente con le piante in questo modo?

Tuttavia, l’immagine successiva è sorprendente. Sembra che non abbia nulla a che fare con un discorso sulla fede, eppure – soprattutto perché è collegato ad un insegnamento sulla fede contenuto nel brano del Vangelo di oggi – se ne possono trarre utili insegnamenti.

Oggi non siamo d’accordo col tipo di trattamento dei servi che il Signore Gesù descrive. Sembrano comportamenti poco evangelici. Dov’è il rispetto per il lavoro, per la dignità umana? È interessante notare come un simile atteggiamento venga dipinto come normale, addirittura preso a modello. Qual è il punto? Dobbiamo davvero essere servi inutili, sfruttati fino al midollo?

Cerchiamo di cogliere in questa scena un’immagine della nostra fede. È l’asse su cui si gioca il nostro rapporto col Signore Dio, cioè il nostro servizio a Lui.  Non sarà mai simmetrico. Saremo sempre dipendenti dal Signore Dio. Siamo ancora coloro che lo supplicano e lo invocano.

E cosa c’entra questo con la fede? Vediamolo proprio nell’ottica del nostro servizio a Dio, ciò qualcosa che gli è “dovuto” da parte nostra – la nostra fatica per Lui. In questa luce, la fede non è solo una “moneta” con cui possiamo “comprare” questo o quello dal Signore Dio.  È molto di più: è la nostra ragion d’essere davanti a Dio, il nostro riconoscimento che Egli è il Signore e la fonte di tutte le cose, pegno della nostra sicurezza presso di Lui. Quindi, non c’è nulla di male nel sentirsi un “servo inutile”, perché c’è sempre di più da fare per Dio, da confidare in Lui. E stare davanti a Lui, servirlo, non è altro che una garanzia di sicurezza e di tutto ciò di cui abbiamo bisogno.

In questo senso, la nostra fede sarà sempre debole e potrebbe sempre essere migliore, ma questo non ci deve scoraggiare. È proprio in questo modo che siamo “servi inutili”. Sembra per noi una condizione…normale. Tuttavia, non siamo soli. Il nostro modello (come dice San Paolo nella seconda lettura) è il Signore Gesù, colui che ha assunto la forma del servo più utile di tutti. Ma, notiamo bene, umanamente la sua utilità salvifica, sembrava una sconfitta inutile. Però, come scrive l’autore della Lettera agli Ebrei, Gesù è autore della nostra fede e la perfeziona. Non dobbiamo lottare da soli con la fede. Possiamo rivolgerci a Gesù, trovare le nostre difficoltà nella sua vita e nelle sue parole e semplicemente rendere efficace la nostra fede in questo modo, contemplandolo nel Vangelo ed adorando nell’Eucaristia.

padre Bernard Sawicki: