Editoriale

Lo stile cristiano della democrazia

“A chi possiamo guardare per capire che cosa vuol dire essere operatori di pace fino in fondo, se non al Signore Gesù? Dove possiamo trovare ispirazione e forza per accogliere tutti, se non nella vita di Gesù? – ha chiesto papa Francesco ricevendo nei giorni scorsi le Acl i- Assumere uno stile cristiano, allora, vuol dire non soltanto prevedere che nei nostri incontri ci sia un momento di preghiera: questo va bene, ma dobbiamo fare di più”. Prosegue il Pontefice: “Assumere uno stile cristiano vuol dire crescere nella familiarità con il Signore e nello spirito del Vangelo, perché esso possa permeare tutto ciò che facciamo e la nostra azione abbia lo stile di Cristo e lo renda presente nel mondo”.

La democrazia come è stata delineata nella Costituzione italiana, ma non solo, presuppone un personalismo comunitario, incentrato attorno ad un asse costituito dalle persone libere e responsabili, intrinsecamente sociali, aperte al Trascendente. Oggi, dunque, occorre riappropriarsi della democrazia risemantizzandola, rafforzandola sulle basi di un umanesimo trascendente. La partecipazione è da coltivare come primo indicatore della salute della democrazia, come via che consente di perseguire la fioritura dell’umano. Fa ben sperare un tessuto sociale popolato da tante energie positive e da esperienze innovative, seppure circondate da una cultura ad impronta individualista e libertaria. C’è, in definitiva, una partecipazione attiva alla vita civile, che costituisce una base su cui far leva per ripartire con una nuova democrazia. Si possono riconoscere germogli di un futuro promettente. Essi sono: la perdurante vitalità dell’associazionismo, del terzo settore, lo sviluppo di una nuova economia civile animata da imprese e cooperative orientate alla responsabilità sociale; l’attività di amministratori capaci di ascoltare e interpretare in modo responsabile e lungimirante i bisogni emergenti di città e territori, la costruzione di percorsi dal basso per una cura condivisa e partecipata del bene comune; la spinta propulsiva dei giovani per la cura dell’ambiente; l’impegno di Chiese locali nella costruzione di comunità energetiche.

Ma la forza della partecipazione civile, benché contrassegnata da giovinezza e vitalità, per sproporzione e insufficienza di mezzi, non basta alla realizzazione del bene comune di un «noi comunitario» chiamato popolo. Occorre una partecipazione politica, supportata da adeguata cultura e vita spirituale, da un’azione plurale, comunitaria, generativa. Una tale partecipazione politica trova le sue radici profonde ultimamente nella persona libera e responsabile, intrinsecamente sociale, aperta alla Trascendenza. Oltre che nella persona trova origine nella stessa società civile e, da ultimo, nella Comunità-società politica, posta in atto dalla medesima comunità civile per il proprio compimento umano. Tra i fenomeni più rilevanti del malessere della democrazia odierna sta la mancanza di una visione complessiva di Paese, di definizione di un progetto strategico di sviluppo integrale, inclusivo, e di partecipazione internazionale. A proposito di una visione complessiva di Paese non va dimenticato che vi sono sfide che vanno affrontate con senso critico e nel quadro di una cultura integrale, poggiante sulla base di un umanesimo trascendente.

Tra queste sfide vanno segnalate, evidenzia il Documento preparatorio: la diminuzione delle diseguaglianze, la custodia dell’ambiente, la promozione del lavoro per tutti in un momento in cui irrompe l’intelligenza artificiale, l’urgenza della pace mondiale, la riforma radicale delle istituzioni internazionali, la trasformazione culturale nella direzione di un umanesimo trascendente, la tutela dello Stato di diritto (si pensi alla qualificazione giuridica quali diritti soggettivi dell’aborto, dell’eutanasia, della manipolazione genetica e della procreazione con le più moderne tecniche mediche) e della democrazia, l’integrazione socio-culturale dei migranti. Le suddette sfide, dunque, urgono un discernimento sapienziale, la compattazione di una nuova sintesi culturale come anche la creazione di percorsi comuni orientati alla partecipazione della vita civile, alla partecipazione politica.

mons. Mario Toso

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